Oggi vi porto all'Aprica, il valico alpino che mette in comunicazione la Valtellina con la Valle Camonica e villaggio di poco più di 1400 abitanti, per compiere un percorso ad anello di circa 14 chilometri dai panorami ampi e sviluppato in parte in una riserva, con una quota di partenza di 1180 metri e una massima di 1495 metri. Per maggiori informazioni posto il link al sito Apricaonline nel quale trovate la descrizione delle camminate nel comprensorio del vivace paese montano.
Si comincia lasciando la macchina lungo Corso Roma all'inizio del centro abitato, per chi come noi proviene da Sondrio e l'inverso arrivando da Edolo, in uno dei parcheggi a pagamento a bordo strada o, se siete fortunati, trovando posto nella manciata di posti auto gratuiti davanti alla Residenza Stella Alpina. Da qui comincia la strada stretta a tornanti, bypassati da rampe di scale, per la sovrastante località Dosso, un grazioso agglomerato di casupole ristrutturate e abbellite da balconi fioriti e bei dipinti sulle pareti.
Vedute della pittoresca località Dosso
Oltre la contrada, il parco giochi e la cappelletta, sulla destra della carrozzabile si stacca il sentiero per Monte Belvedere, percorribile in 1 ora di camminata costante e non frettolosa, inadatto a passeggini e a bimbi troppo piccoli per via delle pendenze severe e il fondo sdrucciolevole. Il primo terzo del tracciato infatti è particolarmente ripido ed è quello che fa guadagnare maggiormente quota, si snoda interamente in un bosco composto in gran parte da latifoglie (betulle, querce...). Gli alberi si schiudono soltanto in due punti per consentire alle persone di godere del bel panorama. A poco meno della metà si ammira la conca che ospita Aprica, le sue piste Magnolta e Palabione, e il gruppo dell'Adamello sullo sfondo, mentre a pochi metri dall'antenna di Monte Belvedere (1495 metri di altezza) si osserva la Valtellina da Villa di Tirano sino ad Ardenno, con begli scorci sul promontorio di Teglio e i monti alle spalle della patria dei pizzoccheri.
Vista sulla conca dell'Aprica dal sentiero per il Monte Belvedere |
Due scatti a pochi metri dall'antenna di Monte Belvedere verso la Valtellina
Dal ripetitore proseguiamo in lieve discesa su una pista forestale che conduce in un quarto d'ora ai monti di Piscè e all'agriturismo omonimo a 1430 metri di altezza, per poi seguire le indicazioni per l'Alpe Valcheola, all'incirca alla medesima altitudine. Il tracciato, dapprima largo e in salita, diviene poi un saliscendi e si restringe, serpeggiando in una pineta fitta con il fondo soffice composto da aghi di pino, felci, muschi verdissimi e piante di piccoli frutti selvatici. Il profumo di legno e licheni è inebriante e la frescura aiuta a percepire meno la fatica.
A un tratto la luce del giorno penetra fra i rami diventando sempre più forte: siamo giunti all'alpeggio, una distesa di pascoli ondulati nella Riserva Naturale Pian di Gembro. Trattasi di un'oasi di serenità composta da un patchwork di pozze d'acqua, piante erbacee caratteristiche delle zone paludose montane, ricca di flora e biodiversità, con rane, bisce, insetti, anfibi, picchi neri e civette nana. Un tracciato ad anello di 5 km con lievissimi dislivelli, adatto a bambini e anziani, permette di visitarla completamente, camminando pure su passerelle in legno sospese appena al di sopra della palude.
Da Valcheola bisogna svoltare a sinistra sulla carrozzabile in terra ed erba battuta, percorribile solo dai proprietari delle baite, se vogliamo ammirare il vasto e profondo scenario ancora sulla media Valtellina, godibile dal promontorio su cui è appollaiata la chiesetta di San Fortunato. Ci si trova ai 1364 metri della località laghetto-torbiera, dove l'orizzonte è chiuso dai picchi dell'Adamello, e con un briciolo di fortuna è possibile intravedere qualche animaletto nascosto fra i cespugli umidi del bacino lacustre ai piedi della collina.
Veduta sulla Valtellina dalla chiesetta di San Fortunato |
Scatti della Riserva Pian di Gembro in località laghetto-torbiera
Ora puntiamo al ristoro Pian di Gembro, all'ingresso dell'area protetta e accanto alla strada per Trivigno, costeggiando le pozze d'acqua, le torbiere e la cosiddetta prateria galleggiante con fiori e piante erbacee, mentre sulla sinistra i pendii sono ricoperti di pinete e, nelle radure, da splendidi cespugli d'erica. Procediamo rilassati, assorbendo il più possibile i benefici su fisico e umore che la natura riesce a donarci.
Passeggiando nella Riserva...
Concludiamo il percorso ad anello in Pian di Gembro avanzando su un tracciato fra i pini, saltellando da una radice all'altra, raccogliendo i primi mirtilli neri e rossi, e guadagnando quota grazie al segmento centrale di salita ripida, preceduto e seguito da piacevoli saliscendi. Si giunge così all'alpe Valcheola, trovandosi stavolta nel punto più alto dei pascoli, da dove vedere nuovamente la conca dell'Aprica.
I pendii dell'Aprica dal limitare dei pascoli di Valcheola |
Da qui esistono due opzioni di eguale durata per scendere al paese: seguendo il sentiero Valentina, panoramico ma un poco esposto per i bambini e con arrivo al Santuario di Maria Ausiliatrice, o ripercorrendo a ritroso qualche centinaio di metri della via per Piscè e quindi imboccando un sentierino talvolta sdrucciolevole però non pericoloso che riporta nella contrada di Dosso.
Scegliamo la seconda e nel tardo pomeriggio siamo di nuovo alla macchina dopo aver trascorso una giornata splendida in famiglia, nel cuore delle Alpi e vicino a casa, lungo un itinerario per noi inedito e pieno di vedute suggestive da fotografare.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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