mercoledì 5 luglio 2017

Il Fortino di Oga: a spasso nella storia


A oltre 1700 metri di quota in località Dossaccio, Bormio-Alta Valtellina, sorge austero e scavato nella roccia il FORTINO DI OGA. Dal parcheggio, dopo aver attraversato un ponte in pietra a tre arcate, inizia la salita pedonale per raggiungerlo lungo una bella strada sterrata battuta, immersa in un bosco di larici e abeti, percorribile tranquillamente col passeggino. 
Vi ricordo invece che, se avete neonati al seguito, per visitare l'interno della rocca bisogna munirsi di marsupio o zaino a causa delle tante scale e degli angusti passaggi presenti. 
Arrivati in cima al Dossaccio compare il Fortino circondato, come fosse una matriosca, prima da ampi spiegamenti di reticolati e punte di ferro disposte a ragno con lo scopo di renderne difficoltoso l'avvicinamento, poi da un fossato e infine da possenti muraglie realizzate con pietre ricoperte di cemento.

Sul tetto del Fortino con sfondo sulle piste da sci di Bormio
Il Forte di Oga rappresenta un pezzo importante della storia valtellinese del novecento. Fu costruito fra il 1908 e il 1912 a difesa dei diversi valichi alpini dell'Alta Valtellina (Passo Stelvio, Passo Gavia, Passo Foscagno e Livigno) in previsione di un incombente conflitto con il vicino impero asburgico; infatti durante la Prima Guerra Mondiale è stato ampiamente sfruttato e i suoi cannoni, dalla gittata massima di 13 chilometri, colpirono molte volte le linee nemiche. La roccaforte venne successivamente ampliata vista l'incombenza della Seconda Guerra Mondiale tuttavia il suo utilizzo, vitale durante il primo conflitto, risultò stavolta superficiale finché nel 1958 cadde in rovina e i cannoni furono smantellati e venduti come ferraglie. 
Il fortino di oggi è perciò il frutto di una costante attività di restauro sia della struttura, sia dell'area torbiera limitrofa anch'essa meritevole di una visita.

All'interno del fortino rabbrividisco al pensiero che quei freddi e umidi ambienti ospitavano le camerate, l'infermeria, le latrine, la cucina, le polveriere, i magazzini, la camera di comando, l'osservatorio. Qui si viveva, si dormiva in sacchi a pelo in vello di pecora, si combatteva, si soffriva e si moriva; il rancio veniva distribuito nella gavetta e consisteva all'incirca di 4000 calorie al giorno, abbondante sì, ma spesso freddo e di scarsa qualità.
 Vecchie foto appese alle pareti correlate da parole toccanti danno l'idea dell'assurda vita condotta dai soldati in stato di guerra. Ecco, a mio parere, le più rappresentative.







Rifletto e purtroppo trovo delle similitudini con le immagini terrificanti dei conflitti di oggi: il dolore e la disperazione sono sempre gli stessi

Percorriamo i corridoi angusti, le scalinate strette, visitiamo le stanze silenziose come tombe e alla fine usciamo di nuovo alla luce del giorno per salire sul tetto piatto del forte dove vi sono le cupole corazzate mobili attraverso cui sparavano i cannoni. Respiriamo l'aria pulita e tiepida lasciandoci alle spalle quella fredda e umida dell'interno e godiamo dell'incantevole vista su Bormio con le sue infinite piste da sci e verso la Valfurva coronata da vette aguzze: uno spettacolo.

Panorama verso Bormio e la Valfurva
Vista dal Forte di Oga sulle montagne del Passo Stelvio


Tratto dal diario 'A Bormio col monello' sulla rivista online Turisti per caso. Se volete leggere per intero il mio diario di viaggio dedicato alle due giornata trascorse nella nota località turistica di Bormio in Alta Valtellina, cliccate sul link della nota rivista online 'Turisti per caso':http://turistipercaso.it/bormio/75866/a-bormio-col-monello.html  


Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

Nessun commento:

Posta un commento