Trenta/quaranta minuti di bus numero 304 dal centro di Cracovia: è il tempo necessario a trasportarci in un luogo incantato, invisibile dalla superficie terrestre. Camminando per le strade e i giardini del paese di Wieliczka, nulla lascia immaginare cosa si nasconde sotto quel negozio, casa o ristorantino, solo il gran via vai di turisti e le bancarelle di souvenir suggeriscono che tra le colline verdeggianti di quest'angolo della Piccola Polonia esiste qualcosa di meraviglioso: la Miniera di sale di Wieliczka.
Per giungere all'ingresso del Pozzo di Danilowicz da cui comincia la discesa nel sottosuolo, attraversiamo il Parco di Santa Kinga con i vecchi vagoni e locomotive, dove si impongono la sagoma ottagonale alta 22 metri della Torre di Gradazione, panoramica, e delle mura possenti tutte intorno ricoperte di rami. Lungo le loro linee sottili scorre acqua salata che, con l'aiuto del vento, ricrea l'effetto di un gigantesco aerosol di sale. L'aria all'interno dell'area è fresca, umida e carica di proprietà benefiche per l'organismo, molto simili a quelle di cui si beneficerebbe in riva al mare.
Ai due percorsi di visita della Miniera, Mineralogico (più impegnativo e praticabile dai dieci anni compiuti) e Turistico (aperto a tutti, della lunghezza di 3,5 chilometri, con una profondità massima raggiunta di 135 metri) si accede accompagnati da una guida e suddivisi in piccoli gruppi. Come la maggior parte delle persone scegliamo la seconda opzione, in realtà per noi l'unica possibile vista la giovane età di nostro figlio, preparandoci a una camminata della durata complessiva di due-tre ore (Museo delle Saline compreso), a una temperatura di 17°-18°C. E' consigliabile acquistare il biglietto d'ingresso con adeguato anticipo sul sito ufficiale, scegliendo l'ora, il giorno e la lingua tra inglese, polacco, spagnolo, ucraino, italiano, russo, francese e tedesco.
I colori e le formazioni del Sale nella Miniera
Nelle gallerie della miniera
A Wieliczka fin dalla preistoria gli uomini avevano scoperto il sale e la sua importante capacità di conservazione dei cibi, un tempo utilizzato su carne e pesce, e poi divenuto una fruttuosa merce di scambio. Tra l'XI e il XIII secolo cominciò la vera e proprio ricerca del prezioso minerale attraverso la costruzione dei pozzi dai quali si estraeva l'acqua salata successivamente scaldata al fine di ottenere l'odierno sale da cucina.
Proprio in questa zona della Piccola Polonia furono trovati i primi blocchi: si diede inizio così all'industria mineraria. Nei due secoli successivi re Casimiro III, soprannominato il Grande, rese la Polonia ricca e potente grazie agli enormi proventi derivati dall'estrazione del sale. Emise uno statuto per regolarizzarne la produzione e il commercio, quindi giunsero i primi visitatori tra i quali il più illustre fu l'astronomo Niccolò Copernico, a cui venne dedicata una statua visibile durante la visita. Fondò inoltre la prima università della Nazione, e proprio per descrivere il valore di Casimiro III si dice che giunse in una Polonia costruita in legno e la lasciò in muratura.
Nei secoli successivi la ricerca del minerale si spinse sempre più nelle profondità della terra, arrivando dopo la secondo Guerra Mondiale ai -327 metri di profondità e ai 287 chilometri di cunicoli e gallerie, finché nel 1964 il processo di estrazione venne interrotto e nel 1978 la miniera entrò a far parte del Patrimonio Unesco. Quasi due decenni dopo l'importanza di preservare questo luogo prevalse pure sulla produzione industriale del sale, e tutt'oggi un centinaio di minatori sono impiegati nel controllo e nella salvaguardia della miniera.
Grazie a loro, noi turisti possiamo seguire in sicurezza il percorso di visita, preoccupandoci solo di ammirare le tante sfumature del salgemma, l'intricato sistema si scale e gallerie, le sculture di sale, i laghi sotterranei e le splendide camere. Fra tutte, quella che fin dalla prima vista dal ballatoio di accesso lascia letteralmente senza fiato è la Cappella di Santa Kinga, patrona dei minatori. In questa sorta di santuario dove un tempo i lavoratori della miniera si recavano per invocare l'aiuto divino e vivere momenti di raccoglimento, oggi 'leggiamo' le scene bibliche sulle statue e gli altorilievi, e ruotiamo la testa all'insù per lasciarci abbagliare dagli sfavillanti lampadari in cristalli di sale.
L'intrico di scale, pilastri e laghi della miniera
Nella Cappella di Santa Kinga
Tra gli ambienti più suggestivi vi sono la Camera dell'incendio con le cosiddette sculture dei Penitenti, uomini dotati di un lungo acciarino con il compito di bruciare il metano prima che si accumulasse a tal punto da provocare uno scoppio, e le Camere di Casimiro il Grande e dell'astronomo Niccolò Copernico con le relative statue. Non mancano neppure la Locanda, chiamata ironicamente così per via delle botti stoccate qui, ma non di vino bensì di sale, la stalla dove venivano tenuti i cavalli, lavoratori indispensabili il cui destino una volta scesi sottoterra era quello di rimanerci fino alla fine dei propri giorni, e la Camera degli Innamorati. Secondo la leggenda pare infatti che la principessa Kinga di Ungheria, futura santa e sposa del Duca di Cracovia, prima di lasciare la sua amata Nazione lanciò l'anello di fidanzamento in una miniera ungherese e il gioiello attraversò centinaia di chilometri di cunicoli fino a essere ritrovato in un blocco di sale di Wieliczka e riportato da un minatore alla legittima proprietaria. Storia romantica e ricca di suggestioni.
Al termine del percorso, prima di riemergere in superficie, c'è la possibilità di esplorare il Museo delle Saline, di acquistare graziosi souvenir e di gustare dei piatti tipici polacchi al ristorante self service.
In conclusione, consiglio assolutamente di includere la visita alla miniera di sale di Wieliczka durante il vostro prossimo viaggio nella Piccola Polonia, e se volete scoprire Cracovia vi rimando al post che ho dedicato a questa giovane, storica, vibrante città polacca.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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