mercoledì 28 marzo 2018

Dal borgo medievale di Corenno Plinio al Forte di Fuentes

Il lago di Como è una delle tante perle della nostra splendida Italia e io non mi stancherò mai di raccontarvi le sue bellezze. Ogni angolo riserva una sorpresa e in qualsiasi stagione se ne possono ammirare i panorami, sempre diversi eppure così emozionanti. 
Chiesa di San Tommaso di Canterbury
Oggi scopriamo il piccolo borgo medievale di CORENNO PLINIO, una frazione del comune 
di Dervio sulla sponda orientale del Lario. Si tratta di poche case che sbucano sulla vecchia strada provinciale SP72 che costeggia l'intera riva del lago e collega i centri abitati dalle origini antiche, trasformatisi nei secoli da umili paesi di pescatori a incantevoli borghi turistici famosi in tutto il mondo. La carrozzabile offre degli scorci mozzafiato sulla costa frastagliata, la superficie increspata dell'acqua su cui scivolano le barche a vela, e i  monti dai cucuzzoli talvolta innevati. 
Si allunga come un serpente e procede sinuosa, scomparendo in qualche galleria scavata
Castello-recinto di Corenno Plinio
 nella roccia friabile della montagna e sbucando all'improvviso a pelo d'acqua, facendo l'occhiolino a lussuose ville e alle vecchie case in pietra. Per scoprire al meglio quest'angolo di Lombardia bisogna tuttavia fermare la macchina e camminare, perché molte bellezze sono nascoste e bisogna avere la curiosità di scoprirle. 
E' il caso di Corenno Plinio. Una volta lasciata l'auto nello slargo dal fondo sconnesso in acciottolato, proprio a bordo strada, si osserva la chiesa di San Tommaso di Canterbury con l'immancabile campanile a pianta quadrata, l'orologio e le grandi campane, consacrata nel 1356 da Roberto Visconti, poi modificata e recentemente restaurata. 
Vista di lato pare una parrocchia come tante altre, ma è quando si giunge all'ingresso che
I tre monumenti funerari di epoca gotica
 se ne scopre la particolarità. Qui tre monumenti funerari, eretti tra il 1200 e il 1371 dai feudatari del tempo, arricchiscono l'intera piazzetta con i loro archi, le decorazioni e le sculture, assumono inoltre un importante significato storico in quanto sono gli unici sepolcri monumentali di epoca gotica presenti sul lago di Como. La cinta muraria in sasso si appoggia alla chiesa e con due imponenti torri merlate proteggono l'area in cima alla rupe dominante il paese e vanno a costituire un tipico esempio di castello-recinto. Realizzato in epoca romana, ha assunto l'attuale forma nel 1300 per merito della famiglia Andreani ed è stato edificato per accogliere e proteggere la popolazione in caso di aggressioni esterne. 
Il percorrere un breve tratto del sentiero del Viandante, che da Corenno Plinio prosegue in
La parte alta del borgo di Corenno Plinio
 direzione sud, consente di ammirare la parte alta del borgo in tutta la sua interezza e di scattare delle foto suggestive che ritraggono i prati ondulati degradanti sino alla chiesa e alla rocca, con lo sfondo blu del lago chiuso dalla sponda montagnosa occidentale. Il sentiero del Viandante è un tracciato in sali-scendi lungo circa 40 chilometri, da Abbadia Lariana sino a Piantedo; da poco è stato inaugurato il pezzo completamente valtellinese, da Piantedo a Delebio.


Due suggestivi scorci dal Sentiero del Viandante nei pressi del borgo



Nel cuore del borgo

Le bellezze del borgo medievale di Corenno Plinio non si fermano qui. 
Bisogna infatti 
scendere la stretta e irta scalinata tra due ali di vecchie case ristrutturate con gusto, tenendo come punto di riferimento l'acqua increspata dalle onde, oltre alle volte e ai lampioni, per scoprire il resto. 
E' uno stupore vedere il panorama allargarsi all'improvviso quando si giunge nel grazioso porticciolo con la spiaggetta ghiaiosa occupata da barchette colorate, dove il vento freddo agita le foglioline degli ulivi e smuove appena i rami legnosi delle agave.











Il fascino del porticciolo di Corenno Plinio




Sulla strada di ritorno verso Sondrio, appena fuori Colico, c'è un'altra attrazione che merita una visita, soprattutto se siete con i bambini visti gli ampi spazi prativi e i percorsi ben segnalati. Si dispone su vari livelli all'apice della collina Montecchio Est, dai fianchi boschivi, buttata in mezzo alla pianura come un panettone nel centro della tavola, vicino al fiume Adda e in posizione strategica: a due passi dall'imbocco della Valchiavenna e dal punto in cui le acque agitate azzurro chiaro dell'Adda si gettano in quelle placide dalla tonalità blu intenso del lago di Como. Si tratta del FORTE DI FUENTES
Un alto arco, chiamato porta vecchia, rappresentava l'accesso originario al fortino al quale ora si accede tramite una rampa dove un tempo esisteva il ponte levatoio. Subito si è colpiti dalla grandezza della Piazza d'Armi sulla cui estremità opposta rispetto all'ingresso sorgono i resti 'svuotati' (privi di tetto e interni) di due edifici. Uno era la chiesa dedicata a Santa Barbara, patrona degli artiglieri, vigili del fuoco e di tutti coloro che compiono un lavoro altamente pericoloso, con a fianco gli alloggi per il prete e il comando del Fortino. L'altro il Palazzo del Governatore che, secondo i documenti, doveva trattarsi di un edificio signorile con tanto di scalone in pietra, camere eleganti, portico con colonne e grandi camini per riscaldarsi.  


La Piazza d'Armi con i ruderi della Chiesa dedicata a Santa Barbara (sulla sinistra)
e il Palazzo del Governatore (sulla destra)
Il Forte di Fuentes fu eretto nel XVII dall'allora Governatore spagnolo dello Stato di Milano per contrastare l'espansione dei Grigioni svizzeri. Nei successivi 150 anni dalla costruzione è stato conteso, abbandonato dagli spagnoli nel 1736, perso e riconquistato dagli austriaci, e infine distrutto dall'esercito di Napoleone nel 1796. Durante la Prima Guerra Mondiale sulla sommità del colle furono create otto postazioni da cannone, suddivise in due file blindate disposte a L che puntavano il Pian di Spagna (al principio della Valchiavenna) e Morbegno. Con esse c'erano pure una polveriera sotterranea e la vasca di raccolta dell'acqua. Il prezioso liquido doveva essere trasportata fin quassù sul dorso di muli e questo rappresentava un grande punto debole del forte, altrimenti non autosufficiente. Gli scopi bellici di questo luogo sono soltanto un ricordo e le postazioni solo dei ruderi coperti d'erba. Adesso è magnifico godersi il bel panorama dal punto più alto del fortino, dov'è stata alzata una bandiera e gli occhi rimbalzano dalla Valtellina al lago per una visuale a 360°. Un pensiero mi rimbomba nella testa, come il fuoco dei cannoni da qui fortunatamente mai sparato: la speranza che mio figlio non debba sentir parlare di guerre e nessun nuovo strumento bellico venga mai più costruito.     

Il bel panorama dal Forte di Fuentes. Il primo verso la foce dell'Adda, il secondo verso Pian di Spagna e l'imbocco della Valchiavenna



Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere. 

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