C'è una chiesetta bianca con il campanile in pietra, poggiata su di un valico boschivo a 750 metri di altitudine proprio nel mezzo del lago di Como. Fuori campeggiano i busti di certi campioni d'altri tempi: Gino Bartali, Fausto Coppi e Alfredo Binda; probabilmente li avete sentiti nominare anche voi. Poco distante da loro, in pose sorridenti, ci osservano i visi scolpiti di Don Ermelindo Viganò e Don Luigi Farina, rettori di questo luogo sacro. Siete riusciti a capire dove ci troviamo? Vi do un altro indizio: la chiesa è divenuta meta di pellegrinaggio per gli amanti della due ruote a pedali e negli anni la sua fama è cresciuta a livello esponenziale tanto da motivare la costruzione del Museo del ciclismo. Avete indovinato? Siamo al colle Ghisallo dove, nella sua 'solenne piccolezza', si erge il Santuario della Madonna del Ghisallo.
Per arrivarci abbiamo percorso in auto la strada sul lato sud del Ghisallo proveniente dal
lago Segrino, superando una folla di ciclisti sgranati lungo il percorso e dall'andatura via via più lenta man mano si avvicinava la cima, e una volta giunti a destinazione ci siamo lasciati catturare dall'irresistibile richiamo del Santuario. Al suo interno sono custoditi diversi cimeli donati da coloro che hanno scritto la storia del ciclismo, come ad esempio la bicicletta del vincitore del Giro d'Italia 1976 Felice Gimondi e quella di Maurizio Fondriest campione del mondo 1988, o il body e la due ruote usati da Francesco Moser per stabilire il record dell'ora a Città del Messico nel 1984. Non mancano neppure le maglie Rosa, le maglie Gialle e quelle iridate di moltissimi campioni con tanto di dedica e firma.
Lo spazio ristretto e sovraccarico di oggetti della chiesetta contrasta con l'ampiezza del piazzale esterno in cui si staglia la statua dedicata a uno sport che da oltre un secolo appassiona grandi e piccini, trascina in strada milioni di tifosi e fa sfidare i propri limiti a migliaia di amatori i quali, in sella alla bici, ripercorrono le leggendarie strade del Giro d'Italia. Pure il Ghisallo rientra in questa famosa categoria di salite se pur la sua fama sia maggiormente legata al durissimo Giro di Lombardia, chiamato anche la classica delle foglie morte perché si svolge in autunno come gara di chiusura della stagione ciclistica internazionale.
Torniamo alla bella scultura dedicata al ciclismo sotto cui è stata fissata una lastra con incise le seguenti parole da me pienamente apprezzate: "poi Dio creò la bicicletta perché l'uomo ne facesse strumento di fatica e di esaltazione nell'arduo itinerario della vita. Su questo colle essa è diventata monumento all'epopea sportiva della nostra gente che sempre è stata aspra nella virtù, dolce nel sacrificio". C'è un lato poetico, divino mischiato alla parte faticosa e pragmatica del gesto atletico. E' una descrizione perfetta dell'andare in bicicletta che spiega il successo di pubblico e di praticanti di questo sport. Per enfatizzare tale passione è stato costruito persino un Museo del ciclismo (purtroppo non visitato a causa della chiusura stagionale; per questo motivo vi invito a consultare il sito internet http://museodelghisallo.it/ dove troverete informazioni su orari, prezzi e molto altro).
Il Santuario dei ciclisti, Madonna del Ghisallo |
Cimeli all'interno del Santuario |
lago Segrino, superando una folla di ciclisti sgranati lungo il percorso e dall'andatura via via più lenta man mano si avvicinava la cima, e una volta giunti a destinazione ci siamo lasciati catturare dall'irresistibile richiamo del Santuario. Al suo interno sono custoditi diversi cimeli donati da coloro che hanno scritto la storia del ciclismo, come ad esempio la bicicletta del vincitore del Giro d'Italia 1976 Felice Gimondi e quella di Maurizio Fondriest campione del mondo 1988, o il body e la due ruote usati da Francesco Moser per stabilire il record dell'ora a Città del Messico nel 1984. Non mancano neppure le maglie Rosa, le maglie Gialle e quelle iridate di moltissimi campioni con tanto di dedica e firma.
Ricordi di Francesco Moser nel Santuario |
Maglie e coccarde esposte nel Santuario |
Scultura alla Madonna del Ghisallo |
Veduta dal Belvedere Grigne di Civenna |
Passiamo da una bellezza all'altra giungendo nella perla del lago di Como: Bellagio. In passato ho dedicato un articolo alla romantica Villa Melzi, simbolo del luogo, e se siete interessati potete trovare il post sul blog all'indirizzo internet:
http://amareviaggiarescrivere.blogspot.it/2014/05/villa-melzi-bellagio-scatti-dal-lago-di.html
Inoltre avevo inserito Bellagio in un itinerario di quattro giorni alla scoperta dei castelli, delle ville e dei borghi di Valtellina e del lago di Como, pubblicato dalla nota rivista on-line 'Turisti per caso' (collegamento internet: http://turistipercaso.it/lombardia/71428/castelli-ville-e-borghi-della-valtellina-e-del-lag.html ), e con piacere ne riporto qui di seguito uno stralcio per farvi comprendere la magia del posto.
Scorcio di Bellagio: la perla del lago di Como |
Veduta da punta Spartivento di Bellagio |
Stavolta non ci limitiamo a gironzolare per il centro ma proseguiamo la passeggiata fino a punta Spartivento, all'estremità settentrionale della penisola di Bellagio, dove le quiete acque del lago di Como si aprono davanti a noi in tutta la loro ampiezza dandoci l'impressione di essere sulla prua di una nave che naviga in direzione delle montagne innevate della Valtellina.
Un ultimo sguardo e poi giriamo le spalle al panorama puntando davvero verso casa, ma purtroppo in auto e non a bordo di una lussuosa imbarcazione. Fa niente, accontentiamoci di sognare e soprattutto di trascorrere molte altre belle giornate come questa.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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