domenica 24 settembre 2023

Seceda in Val Gardena

Dolomiti per bambini camminatori e curiosi - parte 1

Un percorso a semi-anello in Val Gardena di circa 5-6 ore (una giornata intera considerando le diverse soste) con partenza dai 2106 metri di Col Raiser, arrivo nel punto più alto di 2518 metri della Seceda, prolungamento sino al rifugio Firenze e discesa al paese di Selva a 1560 metri di altezza.  

Nel cuore del parco naturale Puez-Odle, proclamato patrimonio mondiale naturale dell'UNESCO, esiste uno dei luoghi più amati, fotografati e visitati di tutte le Dolomiti: il Seceda. Non aspettatevi il classico picco dolomitico con pareti verticali di colore biancastro e consistenza friabile tipico della roccia dolomia, bensì un versante prativo con pendenze ragguardevoli certo, ma comunque superabili a piedi, culminante in un bordo frastagliato. Almeno sul lato gardenese. 
Dai suoi 2518 metri di altitudine si ammira uno scenario che per ampiezza, maestosità e splendore toglie il fiato. Spazia dall'Adamello Brenta all'Ortles, dalle vette del gruppo del Sella, Catinaccio, Sassolungo, che dividono le valli di Fassa, Gardena e Badia, ai rilievi dolci e ricoperti di pinete che degradano verso Bolzano. 
Se lo si vuole raggiungere senza faticare è possibile usufruire della combinata: cabinovia Ortisei-Furnes + funivia Furnes-Seceda, partendo dal paese di Ortisei, oppure dal villaggio di Santa Cristina salendo con la cabinovia Col Raiser e quindi con una breve passeggiata giungere alla partenza della seggiovia Fermeda-Seceda.

Lo scenario da cartolina del Seceda

Ognuno è libero di scegliere, ma per noi la montagna è sinonimo di fatica, quella sincera che plasma il carattere e rende pragmatici, è il sentire bruciare i muscoli delle gambe e l'asciugarsi le gocce di sudore dalla fronte. E' godere del panorama che pian piano si apre lentamente passo dopo passo, è il soffermarsi ad ammirare un fiore e a raccogliere qualche lampone, mirtillo o fragolina. E' inspirare l'odore delle cortecce intrise di resine e affondare gli scarponi nelle zolle umide di rugiada. E' l'arrivare in cima con le proprie forze per poi sdraiarsi sul prato a riposare lasciandosi asciugare dal sole, rifocillandosi con il panino e l'acqua della borraccia portati nello zaino mentre si è parte di uno scenario che in questo modo sembra ancora più bello. E' questo che insegniamo a nostro figlio Leonardo di sette anni. Con pazienza, dandogli degli obiettivi, educandolo a giocare nel parco migliore del mondo: la natura. Senza tuttavia scambiarlo per un parco divertimenti perché non lo è! Ma i bambini ci stupiscono se mostriamo loro che con dei sassolini si inventano costruzioni, su una roccia possono arrampicare e con la terra disegnare delle piste, e nell'acqua dei torrenti riescono a sguazzare.  

Così affrontiamo un'escursione che comprese le pause tiene occupati un'intera giornata. L'autobus gratuito per i turisti alloggiati in valle ci porta dal paese di Selva alla località Santa Cristina, per salire con la cabinovia ai 2106 metri di Col Raiser, il bel balcone naturale affacciato sulla val Gardena. Da qui inizia la camminata nell'ampissima conca foderata d'erba verdissima ai piedi del Seceda e tra le Alpi di Cisles e Mastlé, puntellate di laghetti, baite in legno, malghe e rifugi ben inseriti nel territorio alpino. Si procede zigzagando su sentieri e stradine sterrate, la salita di circa 1 ora e trenta minuti è impegnativa e di tanto in tanto bisogna riprendere fiato, lasciando vagare lo sguardo sul paradiso montano nel quale si è immersi. 

Due scorci dalla stazione a monte della cabinovia sul Col Raiser



Finalmente arriviamo al bordo dentellato a strapiombo sulla val d'Anna dove, con le condizioni meteo ideali come in questa giornata, si librano nell'aria i parapendii colorando il cielo a poco distanza dalla stazione a monte della funivia Furnes-Seceda. Il volare attrae da sempre l'uomo e pure noi, sebbene ci mancherebbe il coraggio di sperimentare una tale emozione estrema, seguiamo con gli occhi imbambolati le donne e gli uomini appesi a quei pezzi di stoffa allontanarsi sempre di più. 
Accanto a una visione così affascinante purtroppo constatiamo di persona gli aspetti negativi dell'overtourismo irresponsabile, giustamente evidenziati da guide alpine, gestori di rifugi, nativi: gente che in montagna è cresciuta e con essa ha stabilito un legame forte. Vediamo gruppetti di giovani, e meno giovani, sbarcare dall'impianto di risalita sfoggiando atteggiamenti alticci e con in mano bottiglie di vino, facce arrostite dal sole e prive di qualsiasi protezione, individui in infradito o sandali da mare. Per farvi comprendere meglio l'assurdità provate a pensare se in spiaggia vedeste qualcuno con degli scarponi ai piedi! 
Passiamo oltre concentrandoci sullo splendore della natura e in una decina minuti giungiamo al picco del Seceda a 2518 metri di quota. Se fossimo da soli un tale panorama spalancato sui picchi dolomitici e la conca meravigliosa di pascoli con le alpi di Cisles e Mastlé riuscirebbe a commuoverci. Invece, seppure l'affollamento di agosto sia un ricordo lontano, il continuo via vai ne riduce il misticismo.  

Panorami mozzafiato dai bordi dentellati della Seceda sui picchi dolomitici e la conca meravigliosa delle Alpi di Cisles e Mastlé




Con prudenza cominciamo la discesa ripida per poi seguire il sentiero 2B che in un susseguirsi di pianori e saliscendi conduce ai piedi del complesso montuoso, quindi accompagna alla caratteristica malga Pieralongia a 2290 metri di quota e prosegue sino al canalone ghiaioso alla base del monte Stevia. Vale la pena allungare fin qui prima di scendere ai 2037 metri del rifugio Firenze per godere di un contesto lunare disseminato di rocce biancastre col valore aggiunto di essere poco frequentato e quindi ancora più meraviglioso.

Veduta da malga Pieralongia 

Prati e picchi dolomitici scendendo verso il rifugio Firenze

E dopo una pausa ristoratrice ai tavoli esterni del rifugio Firenze si è pronti per il tratto finale dell'escursione lungo una vallata che pare essere uscita da una favola. Piccole, e talvolta minuscole, malghe in legno popolano con discrezione le collinette ricoperte di prati color smeraldo circondate dalle pinete. La visione è così idilliaca, fiabesca, che da un momento all'altro ci aspettiamo di vedere aprire una porta e uscire uno gnomo brontolone pronto a farci dei dispetti.
Nei pressi di Baita Sangon, animata dalla musica folk di un complesso in abiti tipici tirolesi, bisogna affrontare una salita ripida con un dislivello di 100 metri scarsi e contro cui inveiscono i muscoli delle nostre gambe. E' l'ultima fatica, grazie alla quale scolliniamo ai 1903 metri di altitudine del rifugio Juac dal quale la vista si spalanca da un lato verso il Seceda che ora appare lontano e dall'altra parte abbraccia il gruppo del Sella e il Sassolungo nell'alta val Gardena. 

Luoghi e baite da sogno lungo la discesa dal rifugio Firenze verso Baita Sangon



Veduta sul gruppo del Sella e il Sassolungo dal rifugio Juac

Veduta sulla val Gardena dal rifugio Juac

'Rotoliamo' infine in discesa su un tracciato forestale immerso nel bosco dove, se si guarda con attenzione fra i rami degli alberi, compaiono gli animali in legno del 'sentiero Tieres' che prosegue sino al principio della Vallunga. Noi però lo abbandoniamo prima per continuare sulla strada asfaltata e tornare a Selva, concludendo così una delle camminate più belle di tutte le Dolomiti, capaci di fissare ricordi indelebili nella mente e nel cuore.

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.   

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