L'autunno è una stagione speciale che trascina con sé una mescolanza di emozioni e stati agli antipodi fra loro, tristezza per l'estate ormai conclusa e felicità di riprendere abitudini e sport accantonati per qualche settimana, pigrizia influenzata pure da pioggia, freddo, minor numero di ore di luce, ed eccitazione per nuovi progetti da iniziare. In tutto questo caos emotivo fortunatamente esiste un'àncora di salvezza: la sagra! Nata ai tempi dell'antica Roma sottoforma di cerimonia in onore delle divinità, a cui seguivano banchetti e festeggiamenti aperti all'intera popolazione, col passare dei secoli si è evoluta nella festa popolare tanto amata di oggi. Si partecipa per divertirsi, bere, abbuffarsi o anche solo assaggiare, guardare e gironzolare, scoprire e riscoprire le tradizioni di un tempo, per sentirsi parte di un territorio che molte volte viviamo ogni giorno senza tuttavia conoscerlo. In Italia quasi ogni paese, città e persino alpeggio ne organizza una, alcune nascono in oratorio, in una contrada o nelle taverne tra amici e poi crescono, cambiano, si perfezionano in ricorrenze conosciute non solo in Italia, ma pure all'estero, capaci di richiamare migliaia di turisti. Declinano il nome in fiera, mercato, esposizione, salone oppure, come nel caso della più amata 'made in Valtellina', Mostra, sto parlando infatti della Mostra del Bitto, svoltasi sabato 19 e domenica 20 ottobre a Morbegno (provincia di Sondrio) e giunta nel 2024 alla sua 117° edizione.
Folklore e antichi mestieri alla Mostra del Bitto
Per chi non lo conoscesse il Bitto, o meglio lo Storico Ribelle è un formaggio prodotto soltanto in zone specifiche del nostro territorio, durante il periodo estivo quando le mandrie di razza bruna alpina pascolano sui monti e proviene dal latte appena munto come vuole la tradizione al quale viene aggiunto latte di capra in percentuale variabile dal 10 al 20%. Quello più comune in commercio è invece il Bitto DOP, altrettanto buono ma non eccezionale come il suo rivale, ed è il risultato del cambiamento causato da una sempre maggiore richiesta che ne ha industrializzato il processo.
La Mostra è famosa ovviamente per le degustazioni, filo conduttore di entrambe le giornate e proposte in location di rilevanza storico-artistica come quella di Palazzo Malacrida o del complesso di Sant'Antonio, oppure in tensostrutture e persino in carrozza. Non sono mancati gli intrattenimenti musicali, i gruppi folcloristici, i ritmi country e l'amatissima marching band itinerante con tanto di sbandieratrici al seguito. Il centro di Morbegno si è riempito di profumi e colori di prodotti in prevalenza locali, mele, formaggi, salumi, miele, sono spuntati stands di articoli artigianali e decorazioni floreali. Sono stati rievocati mestieri antichi come la lavorazione della lana, del legno, dei pezzotti (coloratissimi tappeti composti da pezzi di stoffa), del vimini, e diversi banchetti hanno ricreato il mercatino medievale con esposizione di frecce, spezie, materiali curativi utilizzati nel Medioevo e molto altro. Non mancava neppure il boia!
Prodotti da forno tradizionali esposti nel complesso di Sant'Antonio |
La fabbricazione dei coloratissimi pezzotti |
Prodotti di Pietra ollare esposti nel complesso di Sant'Antonio |
Chiostro nel complesso di Sant'Antonio |
Scatti al Mercatino Medievale
Prelibatezze e intrattenimento a parte abbiamo apprezzato moltissimo l'attenzione alle famiglie e all'esigenza di rendere accattivante l'evento anche ai più piccoli, di catturarne l'attenzione e di farli divertire. Missione riuscita grazie alla miriade di laboratori dedicati a loro, a partire da quello d'intaglio allestito tra i molti giochi in legno celebrati dal motto 'giocare senza un pizzico di elettricità'.
In un paio di locali del complesso di Sant'Antonio, composto dall'ex chiesa convertita in auditorium e da una lunga serie di locali disposti attorno ai due chiostri, sono stati esposti plastici ferroviari e piste di macchinine d'epoca, tutti funzionanti e alcuni persino utilizzabili. Arceri in vesti medievali hanno insegnato a utilizzare arco e frecce, mentre la 'caccia al tesoro... dal latte al bitto' con tanto di piccolo premio finale, ci ha coinvolti in una ricerca di indizi per le vie della città. I bambini, compreso il nostro Leonardo, hanno vestito i panni del casaro imparando a fare il formaggio primo sale, poi gustato a cena assieme ai pizzoccheri preparati grazie alla scuola di cucina delle signore dell'Accademia del pizzocchero di Teglio.
Plastico ferroviario nel complesso di Sant'Antonio |
Mani in pasta con le signore dell'Accademia del Pizzocchero di Teglio |
Infine al museo civico di storia naturale, oltre a visitare gratuitamente le sale espositive e la mostra micologica temporanea, si è potuto prendere parte al laboratorio 'la scienza del latte' scoprendo con provette, coloranti, becher e piastre, come dei veri e propri chimici, la composizione chimica di questo incredibile alimento.
Per tutta questa varietà di proposte la Mostra del Bitto si merita un dieci e lode, e per l'anno prossimo sono certa che gli organizzatori studieranno qualche altra nuova iniziativa per continuare a stupire giovani, adulti, ragazzi e bambini.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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