venerdì 7 settembre 2018

Rifugi Porro e Cristina in Valmalenco: una montagna a portata di bambino

A volte si pensa che la montagna sia accessibili a pochi, che per i nostri figli non sia divertente, né interessante o magari sia troppo faticosa, invece esistono luoghi montani a misura di bambino e in questo post vi farò scoprire due mete adatte alle famiglie.

Il RIFUGIO GERLI PORRO si trova all'inizio del pianoro prativo dell'Alpe Ventina alla quota di 1965 metri, è circondato da picchi montuosi di notevole altezza e in particolare si colloca ai piedi del Monte Disgrazia, vetta molto conosciuta tra gli alpinisti di fama mondiale.
Kira in primo piano e il rifugio Porro sullo sfondo
E' il regno degli amanti delle arrampicate grazie alle diverse vie ferrate, e quello degli instancabili camminatori dato che da qui passa l'alta Via ed è il punto di partenza di numerosi sentieri per escursioni più o meno impegnative. Questo è il regno di scoiattoli e cervi, marmotte e stambecchi, aquile e falchi... ma è anche il regno delle famiglie!  
Una comoda mulattiera lo collega al bel paese solivo di Chiareggio, situato a circa 1600 metri nel comune di Chiesa in Valmalenco. La prima parte del percorso si snoda all'ombra della fitta pineta e presenta pendenze medio basse. Il secondo tratto, e in particolare l'ultimo pezzo prima dello scollinamento al rifugio, risulta più ripido ed esposto al sole senza tuttavia presentare alcun pericolo. In un'ora si copre l'intero dislivello e anche il mio Leonardo di 2 anni ha camminato con i suoi scarponcini, alternando momenti in cui si è infilato volentieri nello zaino. Ovviamente i tempi di percorrenza sono molto variabili a seconda dell'allenamento e soprattutto se si ha o meno prole al seguito. Con noi c'era pure la nostra cagnolina Kira, inseparabile compagna di avventure, che ha potuto respirare aria pulita e bere nelle acque fresche del fiume.

Vista sul passo del Muretto salendo lungo la mulattiera del rifugio Gerli Porro
Veduta dell'Alpe Ventina verso i rifugi Porro e Ventina
L'Alpe Ventina infatti è percorsa dal torrente alimentato dall'omonimo ghiacciaio il cui fronte è ormai ben distante dalla Porro. Per scoprire quanto il ghiaccio si è ritirato nel corso degli ultimi secoli, e più precisamente dal XVII della Piccola Età Glaciale, si può seguire il  facile 'sentiero glaciologico' della lunghezza totale di 4,5 chilometri (andata e ritorno) che dal rifugio conduce poco prima dell'attuale fronte del ghiacciaio. Il tracciato è dotato di cartelli esplicativi nei pressi delle morene trascinate dai ghiacci durante i loro movimenti di espansione e ritiro, e risulta molto interessante per conoscerne l'evoluzione e per godere di un panorama suggestivo.  Inoltre è adatto a coloro che vogliono smaltire il lauto pranzo dei rifugi (oltre alla Porro infatti, poco più avanti vi è anche la capanna Ventina), divertendosi e facendo movimento all'aria aperta.
Stavolta essendo da sola con bimbo e cane non me la sono sentita di affrontarlo ma, conoscendolo, lo consiglio anche a persone non troppo allenate visto il contenuto dislivello in salita di 250 metri. 

Splendido panorama sulle morene e il ghiacciaio Ventina
Le sorprese non sono ancora finite perché qui c'è pure il 'sentiero del larice millenario'.     
Gli alberi sono un elemento indispensabile per il nostro pianeta perché è grazie a essi se restiamo in vita, e sotto la corteccia raccolgono e conservano informazioni utili in merito alla storia dell'ambiente circostante. I famosi anelli consentono di capire l'età di una pianta e all'Alpe Ventina è stato rinvenuto un larice caduto di mille anni: incredibile! Un comodo tracciato permette di scoprire altri larici 'più giovani' ma comunque centenari, molti di questi ancora in vita e i cui anni sono stati identificati prelevando delle piccole parti di tronco usando un apposito strumento molto simile al trapano manuale. 

Non solo bellezze, camminate e scoperte: all'Alpe Ventina vi è una cappella che ricorda tutte le persone morte sulle vette circostanti. La montagna significa attenzione, è un momento per confrontarsi con se stessi ed è importante non sopravvalutarsi mai. La montagna vince sempre e non perché sia crudele: lei è sempre là splendida e maestosa, siamo noi talvolta a volerla sfidare. Dobbiamo soltanto percorrerla con rispetto e a volte accontentarci di ammirarla dal basso...      




Cartelli esplicativi al rifugio Gerli Porro




Vista sul Passo di Campagneda salendo verso il rifugio Cristina
L'altra meta a misura di bambino di cui vi voglio raccontare oggi è il RIFUGIO CRISTINA. Per arrivare ai piedi del Pizzo Scalino, dov'è posta a 2287 metri di altezza e nel mezzo dell'alpe Prabello, si deve percorrere l'altro ramo della Valmalenco ovvero quello che sale da Lanzada verso le dighe dell'Alpe Gera e di Campo Moro. Poco prima di arrivare nel punto in cui la carrozzabile continua pianeggiante sin sotto il muraglione del secondo bacino artificiale si svolta a destra, dove è consentito lasciare l'auto nelle piazzole laterali fino a quando una sbarra impedisce ai mezzi non autorizzati di continuare. Da qui bisogna caricarsi lo zaino in spalla e proseguire sul bitume fino all'inizio dell'alpeggio di Campagneda da cui si può scegliere se continuare sulla carrozzabile che diventa sterrata, o in alternativa optare per il sentiero alla propria destra. 
Panorama sulle vette salendo verso il Cristina
Quest'ultimo può risultare impegnativo se si hanno dei bimbi che camminano ma ancora piccoli (per intenderci di 3 anni), nel mio caso avendo caricato Leonardo sulle spalle ho scelto di affrontare l'andata lungo il sentiero mentre il rientro sulla strada.
Man mano che si sale la vista si amplifica e abbraccia gran parte delle cime più alte della Valmalenco. L'ora di agevole camminata consente di superare i circa 350 metri di dislivello in uno scenario di alta quota ma ancora dolce, nel quale compaiono qua e là cespugli di rododendri e di mirtilli rossi, basse conifere e zolle di erba dura mescolati ai sassi piatti di color grigio chiaro. Questi ultimi sembrano fatti apposta per ospitare i picnic degli escursionisti e io insieme a Leonardo e a Kira non facciamo eccezione. Appena arrivati all'ampio altopiano ospitante le baite dell'alpe Prabello e, sopra una roccia in posizione dominante il rifugio Cristina, ci accomodiamo sulla superficie dura e ruvida per consumare il nostro meritato pranzo. Al cospetto della 'piramide' del Pizzo Scalino rimango a bocca aperta perché sebbene lo abbia ammirato moltissime volte la bellezza di questa montagna non sbiadisce mai, così come l'intramontabile incanto di questa passeggiata.

Veduta dall'alpe Prabello verso la cima Motta e il gruppo del Disgrazia

Il Pizzo Scalino svetta imponente sopra la capanna Cristina

                   Tre meravigliose immagini dell'Alpe Prabello incorniciata dalle montagne





Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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