L'ALTOPIANO DI ASIAGO sembra attendere solo noi, con le sue bellezze e la sua storia legata alle tragiche vicende della Grande Guerra.
Prima di raggiungerlo da Levico Terme bisogna percorrere una carrozzabile stretta, composta da un susseguirsi di curve. L'unica nota positiva è il panorama che si apre maestoso sul fondovalle mentre si sale di quota. La distanza non è molta, circa 40 chilometri, ma non si può di certo correre su una strada così, inoltre vogliamo esplorare l'Altopiano di Vezzena a 1500 metri di altitudine e situato all'apice del percorso.
Un'enorme distesa di prati circondati da pinete ne caratterizzano il paesaggio, e la presenza di malghe e bovini rendono meno solitario lo sconfinato pianoro. La misura della grandezza di quest'angolo trentino a ridosso del Veneto la si ha salendo fino al Forte Verle. Raggiungerlo è semplicissimo, basta lasciare l'auto nel parcheggio dell'hotel Vezzena e percorrere la pista che consente di superare la collina dietro di esso. Si tratta di circa 700 metri di salita leggera, al termine della quale la vista si apre sotto i nostro piedi e tutto intorno a noi, dandoci la possibilità di goderne appieno la bellezza.
I ruderi del Forte Verle giacciono solitari e spettrali, parzialmente ricoperti dal manto erboso e seminascosti nella pineta. Furono gli austriaci a costruirlo, insieme ad altre fortificazioni della zona, per respingere l'attacco italiano durante la Grande Guerre. Sopra le nostre teste, a 1908 metri di altezza, troneggia la Cima Vezzena con i resti del Forte Spitz Vezzena dal quale, ci dicono, si gode di un panorama splendido sulla Valsugana. Annotiamo nella mente quest'altra meta per tornarci quando nostro figlio sarà più grande e potrà così superare autonomamente l'intero dislivello (portarlo in spalla sarebbe impossibile).
Provenendo da Vezzena l'altopiano di Asiago ci appare dall'alto in tutta la sua interezza e subito rimaniamo colpiti dalla morfologia. Dolci colline erbose punteggiate di chiazze gialle e bianche, per via della piena fioritura, si alternano a ritagli verde scuro di conifere e qua e là spuntano piccoli agglomerati di case. In lontananza le pinete chiudono l'orizzonte collinare nel quale s'intravedono i centri principali della zona raccolti attorno ad alti campanili.
In tale scenario spicca il Sacrario Militare del Leiten, costruito in cima a un poggio a ridosso della cittadina di Asiago.
I versi del poeta inglese John Donne (1573-1631) introducono i visitatori alla sacralità del possente monumento e ricordano la drammaticità della Prima Guerra Mondiale, su questi colli tragicamente combattuta: 'nessun uomo è un'isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra... Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te'.
Il Sacrario appare imponente nel mezzo dell'altopiano, eretto tra il 1932 al 1936 e inaugurato il 17 luglio del 1938, a ricordo dei caduti della Grande Guerra. La base quadrata alta 7 metri custodisce la cripta sopra la quale si erge l'arco di ben 47 metri. Lungo i corridoio dal soffitto a volto, freddi e lucidi, si leggono i nomi di migliaia di morti incisi su lastre di marmo, dietro alle quali si celano i rispettivi loculi. Se ci si ferma a pensare che si è attorniati da migliaia di ossa appartenenti perlopiù a ragazzi, la cui fine è stata atroce, si viene attraversati da un brivido di disgusto e tristezza. Sono 54289 i caduti raccolti qui dentro, fra italiani e austroungarici, noti e ignoti. 54289 vite spezzate per colpa di una guerra, e viste le crudeltà del nostro tempo ci accorgiamo con rammarico che dalla storia l'umanità non ha imparato nulla.
Lasciamo il silenzio e la malinconia del Sacrario per tuffarci nelle musiche e nell'allegria di Asiago da Fiaba. Per due fine settimana il centro storico si trasforma magicamente nel set di una favole e noi ci siamo capitati in mezzo senza saperlo.
Bolle di sapone riempono le vie decorate con caramelle giganti; laboratori, spettacoli, saltarelli e giocattoli richiamano flotte di bambini entusiasti, mentre personaggi delle fiabe come Pinocchio e Mastro Geppetto se ne vanno in giro a zonzo dispensando lecca lecca. Non mancano neppure l'intramontabile giostra coi cavalli e il trenino che compie il giro della cittadina. Un simpatico scoiattolone poi, sponsorizza i prodotti a marchio Rigoni regalando la merenda a base di crema nocciolata, di loro produzione, e fette biscottate e nello stand alcuni ragazzi preparano assaggi dello stesso prodotto insieme a stuzzichini con diversi tipi di marmellate.
In questo bazar colorato e chiassoso trascorriamo un pomeriggio intero, riuscendo persino a notare l'architettura semplice delle abitazioni antiche e l'eleganza del palazzo del Municipio con la torre campanaria, la loggia e le facciate in marmo bianco e rosso.
Un'altra attrazione dell'Altopiano è la 'Strada del vecchio trenino'. Si tratta di un percorso per la maggioranza su fondo sterrato e dalle pendenze lievi, che si snoda tra i prati e le fitte pinete, con partenza dallo stadio del ghiaccio di Asiago e arrivo al borgo di Campiello, per una lunghezza di circa 12 chilometri.
Anche per quest'avventura noleggiamo due biciclette munite di seggiolino per Leonardo, al Distributore Eni sulla rotonda a due passi dallo stadio del ghiaccio, e pedaliamo sulle dolci colline per poi inoltrarci fra i tronchi alti e snelli delle conifere, dove il bosco è talmente rigoglioso e verde da ricordare le sconfinate foreste finlandesi.
Tra i bei centri abitati attraversati in quello di Canove si può vedere la 'Vaca Mora', ovvero la locomotiva del treno a cremagliera che fino al 1955 sbuffava lungo i binari posati lungo tale tragitto; mentre più a vanti, a Cesuna, s'incontro la prima galleria. Essendo di 350 metri non illuminati decidiamo di non proseguire oltre, anche perché il tempo a nostra disposizione sta per scadere, dobbiamo riconsegnare le bici e concludere così la nostra avventura...
Tratto dal diario 'Montagna da amare' pubblicato dalla rivista online Turisti per caso. Se volete leggere per intero il mio diario di viaggio dedicato all'indimenticabile vacanza tra le montagne trentine e veneto, dalla Val di Fiemme ad Asiago passando per Levico Terme, cliccate sul link della nota rivista online 'Turisti per caso': http://turistipercaso.it/trentino/79086/montagna-da-amare.html
Prima di raggiungerlo da Levico Terme bisogna percorrere una carrozzabile stretta, composta da un susseguirsi di curve. L'unica nota positiva è il panorama che si apre maestoso sul fondovalle mentre si sale di quota. La distanza non è molta, circa 40 chilometri, ma non si può di certo correre su una strada così, inoltre vogliamo esplorare l'Altopiano di Vezzena a 1500 metri di altitudine e situato all'apice del percorso.
Un'enorme distesa di prati circondati da pinete ne caratterizzano il paesaggio, e la presenza di malghe e bovini rendono meno solitario lo sconfinato pianoro. La misura della grandezza di quest'angolo trentino a ridosso del Veneto la si ha salendo fino al Forte Verle. Raggiungerlo è semplicissimo, basta lasciare l'auto nel parcheggio dell'hotel Vezzena e percorrere la pista che consente di superare la collina dietro di esso. Si tratta di circa 700 metri di salita leggera, al termine della quale la vista si apre sotto i nostro piedi e tutto intorno a noi, dandoci la possibilità di goderne appieno la bellezza.
I ruderi del Forte Verle giacciono solitari e spettrali, parzialmente ricoperti dal manto erboso e seminascosti nella pineta. Furono gli austriaci a costruirlo, insieme ad altre fortificazioni della zona, per respingere l'attacco italiano durante la Grande Guerre. Sopra le nostre teste, a 1908 metri di altezza, troneggia la Cima Vezzena con i resti del Forte Spitz Vezzena dal quale, ci dicono, si gode di un panorama splendido sulla Valsugana. Annotiamo nella mente quest'altra meta per tornarci quando nostro figlio sarà più grande e potrà così superare autonomamente l'intero dislivello (portarlo in spalla sarebbe impossibile).
I ruderi del Forte Verle si mischiano alla vegetazione alpina |
La vastità dell'Altopiano di Vezzena |
In tale scenario spicca il Sacrario Militare del Leiten, costruito in cima a un poggio a ridosso della cittadina di Asiago.
I versi del poeta inglese John Donne (1573-1631) introducono i visitatori alla sacralità del possente monumento e ricordano la drammaticità della Prima Guerra Mondiale, su questi colli tragicamente combattuta: 'nessun uomo è un'isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra... Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te'.
Il Sacrario appare imponente nel mezzo dell'altopiano, eretto tra il 1932 al 1936 e inaugurato il 17 luglio del 1938, a ricordo dei caduti della Grande Guerra. La base quadrata alta 7 metri custodisce la cripta sopra la quale si erge l'arco di ben 47 metri. Lungo i corridoio dal soffitto a volto, freddi e lucidi, si leggono i nomi di migliaia di morti incisi su lastre di marmo, dietro alle quali si celano i rispettivi loculi. Se ci si ferma a pensare che si è attorniati da migliaia di ossa appartenenti perlopiù a ragazzi, la cui fine è stata atroce, si viene attraversati da un brivido di disgusto e tristezza. Sono 54289 i caduti raccolti qui dentro, fra italiani e austroungarici, noti e ignoti. 54289 vite spezzate per colpa di una guerra, e viste le crudeltà del nostro tempo ci accorgiamo con rammarico che dalla storia l'umanità non ha imparato nulla.
Il Sacrario militare del Leiten è davvero imponente |
I prati e le pinete dell'Altopiano di Asiago |
Bolle di sapone riempono le vie decorate con caramelle giganti; laboratori, spettacoli, saltarelli e giocattoli richiamano flotte di bambini entusiasti, mentre personaggi delle fiabe come Pinocchio e Mastro Geppetto se ne vanno in giro a zonzo dispensando lecca lecca. Non mancano neppure l'intramontabile giostra coi cavalli e il trenino che compie il giro della cittadina. Un simpatico scoiattolone poi, sponsorizza i prodotti a marchio Rigoni regalando la merenda a base di crema nocciolata, di loro produzione, e fette biscottate e nello stand alcuni ragazzi preparano assaggi dello stesso prodotto insieme a stuzzichini con diversi tipi di marmellate.
In questo bazar colorato e chiassoso trascorriamo un pomeriggio intero, riuscendo persino a notare l'architettura semplice delle abitazioni antiche e l'eleganza del palazzo del Municipio con la torre campanaria, la loggia e le facciate in marmo bianco e rosso.
I bei edifici storici di Asiago |
La festa da 'fiaba' per le strade del centro storico di Asiago |
Anche per quest'avventura noleggiamo due biciclette munite di seggiolino per Leonardo, al Distributore Eni sulla rotonda a due passi dallo stadio del ghiaccio, e pedaliamo sulle dolci colline per poi inoltrarci fra i tronchi alti e snelli delle conifere, dove il bosco è talmente rigoglioso e verde da ricordare le sconfinate foreste finlandesi.
Tra i bei centri abitati attraversati in quello di Canove si può vedere la 'Vaca Mora', ovvero la locomotiva del treno a cremagliera che fino al 1955 sbuffava lungo i binari posati lungo tale tragitto; mentre più a vanti, a Cesuna, s'incontro la prima galleria. Essendo di 350 metri non illuminati decidiamo di non proseguire oltre, anche perché il tempo a nostra disposizione sta per scadere, dobbiamo riconsegnare le bici e concludere così la nostra avventura...
La 'Vaca Mora' sulla strada del vecchio trenino |
Immersi nelle pinete in 'stile finlandese' lungo la strada del vecchio trenino |
Scorcio suggestivo della strada del vecchio trenino alle porte di Asiago |
Nessun commento:
Posta un commento