lunedì 28 gennaio 2019

Dalla chiesa di S. Alessandro al castello di Domofole

Eccomi qui a parlare ancora della mia bella Valtellina. Stavolta voglio portarvi a scoprire la chiesa di San Alessandro a Traona, per poi zigzagare sui tornanti che conducono al paese di Mello e avvistare il castello di Domofole.

Moltissime volte ho notato quei due edifici da lontano, dal finestrino dell'auto e dalla sella della bicicletta da corsa, o attraverso la visiera del casco da motociclista, eppure non avevo avuto né il tempo e né la curiosità di avvicinarmi. L'occasione giusta è arrivata in una fredda giornata di gennaio mentre con mio figlio cercavo il tepore del sole sulla 'sponda' retica valtellinese, più calda e assolata della gelida gemella orobica.  

La chiesa di San Alessandro sorveglia il centro di Traona con l'eleganza del suo loggiato e della piccola abside laterale. Il tozzo campanile sembra invece un severo prelato intento a osservare dall'alto i propri parrocchiani e pronto a rimproverare chi non partecipa alle funzioni. L'edificio sacro occupa un balcone naturale slanciato verso la valle e offre un panorama sulla media e bassa Valtellina che si allunga sino al lago di Como e alle sue montagne spruzzate di neve. Una stretta strada percorribile con l'auto unisce la chiesa alla comunità circostante, ma il modo più suggestivo per raggiungerla è di certo la ripida scalinata fatta di ciottoli che sguscia fuori dal nucleo storico per insinuarsi tra i terrazzamenti coltivati. 






E' stata ricostruita nel XVII secolo sulle macerie di una costruzione di minori dimensioni risalente a duecento anni prima, e comprende pure un fabbricato destinato agli alloggi dei prelati e all'oratorio. Proprio qui trascorse alcuni anni, dal settembre 1878, Don Luigi Guanella, molto noto nello scenario valtellinese. Amato e stimato dai parrocchiani per la disponibilità e l'aiuto che rivolgeva loro, odiato dalle alte cariche ecclesiastiche e politiche perché accusato di eccessiva misericordia verso i giovani disagiati e di prendere troppo a cuore i diritti dei più deboli. Insegnamenti comuni alla filosofia di Don Bosco, col quale Don Luigi Guanella aveva condiviso un'esperienza educativa. Oggi di lui rimane il ricordo e un'epigrafe sotto il bel porticato, adornato di colonne e archi aperti sulla vallata.

Io e mio figlio abbiamo trovato la chiesa chiusa, perciò se volete visitarne gli interni è meglio contattare la parrocchia di S. Alessandro ai recapiti che ho rintracciato su internet:
Via Sant'Alessandro 5 - 23019 Traona (SO), tel: 0342 653150.





Qualche tornante sopra, sulla strada che da Traona sale verso il paese di Mello, sorge in posizione predominante su un costolone roccioso il Castello di Domofole. Bisogna lasciare l'auto nel comodo parcheggio a ridosso del bosco e proseguire un paio di minuti a piedi lungo un comodo sentiero all'ombra di imponenti castani per giungere al cospetto dei ruderi del maniero. Essendo inverno gli alberi spogli sembrano grandi spettri, all'apparenza immobili e silenziosi, ma pronti a spaventare e ad attaccare gli ignari visitatori.    



Della possente rocca rimangono soltanto la chiesa e la torre, e dal ritaglio di prato davanti alle rovine si gode di una vista magnifica, ancora più ampia e profonda rispetto a quella regalata dal loggiato della chiesa di San Alessandro perché ci si trova a un altitudine maggiore.







Il castello di Domofole è anche detto della regina per via di una leggenda, o meglio due, secondo la quale lo spettro di una donna aleggia ancora nella zona durante le caldi notti d'estate.
Il fantasma in questione potrebbe appartenere alla regina Gudeberga la quale, accusata d'infedeltà dal marito re dei Longobardi, fu rinchiusa per alcuni anni nel torrione. La sofferenza fisica e mentale subita fu talmente aberrante da provocare in lei una sorta di insano legame al luogo che la indusse, anche dopo la scarcerazione, ad aggirarsi nei dintorni, e a prolungare l'ossessione pure dopo la morte.    
Protagonista di un altro racconto è invece la regina Teodolinda, madre di Gudeberga, che decise di trasferirsi nel castello per due motivi: convertire la Valtellina al cristianesimo e trovare l'oro nelle montagne della vallata. Per molti lo spirito inquieto, perseguitato dal fatto di non essere riuscito a portare a termine nessuno dei due obiettivi, potrebbe essere proprio il suo.   
La permanenza delle due donne a Domofole è probabilmente frutto della fantasia in quanto non vi sono documenti che la dimostrino. Inoltre nella realtà sono vissute diversi secoli prima rispetto all'anno di realizzazione del maniero, che risale all'XI secolo.

Qualunque sia la verità i ruderi meritano una visita, soprattutto per lo splendido panorama offerto dal promontorio roccioso sopra cui sorgono e si crogiolano al sole.  



Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere. 

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