lunedì 21 agosto 2023

Sulla Cima Paganella

Tratto dal mio racconto 'Andalo e Molveno, perle trentine'dedicato ai tre giorni di scoperta delle Dolomiti orientali del Parco Naturale Adamello Brenta, pubblicato sulla nota rivista online 'Turisti per caso'. Se volete leggerlo per intero e collezionare consigli pratici, cliccate sul link: https://turistipercaso.it/diari-di-viaggio/queste-due-perle-del-trentino-ti-faranno-conoscere-il-lato-piu-bello-della-montagna.html   

Il cielo terso e le temperature gradevoli sono le condizioni ideali per salire sulla Cima Paganella a 2124 metri di altitudine. Per farlo lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento (ma gratuito per gli utilizzatori degli impianti) accanto alla partenza della cabinovia nel centro del paese di Andalo (in provincia di Trento) e giungiamo alla stazione intermedia di Dosson, a 1450 metri (fermata non disponibile durante la discesa). Se come noi viaggiate con dei bambini questa tappa è obbligatoria per via del Baby Park antistante alla struttura nuova e accogliente del rifugio con terrazza panoramica sulle Dolomiti dell'Adamello-Brenta. 
Il ritaglio di prato dedicato ai più piccoli è grazioso, con laghetto, alcuni gonfiabili, giochi vari, tuttavia non vale il ticket d'ingresso che comunque un genitore è disposto a pagare per la gioia dei propri figli. C'è molto da migliorare e solo se apporteranno dei cambieranno vi ritorneremo. 

Baby park in località Dosson

Quello che invece vale assolutamente il prezzo del biglietto è percorrere il secondo troncone della cabinovia e quindi montare sulla seggiovia sino alla Cima. Lassù si è travolti da un paesaggio ampissimo e mozzafiato in qualsiasi direzione lo si guardi. I picchi rocciosi del Parco Naturale, la valle dell'Adige, le Dolomiti del Sudtirolo, le rive settentrionali del lago di Garda: uno spettacolo capace di appagare occhi e mente, e di inondare il cuore. 


Veduta sulle Dolomiti del parco naturale Adamello Brenta dalla Cima Paganella

D'inverno è il paradiso degli sciatori, mentre d'estate lo è per gli amanti della mountain bike e dei trekking, e noi vogliamo proprio scoprire uno di questi: il Sentiero delle Aquile
Dalla sommità della Paganella bisogna seguire uno sterrato in discesa e poi pianeggiante che in una quindicina di minuti conduce all'inizio del tracciato, immerso in una distesa di pini mughi. Raggiungiamo il salto del camoscio dal quale la vista è calamitata dalla parete bianca, verticale con la Ferrata delle Aquile e dai climber, minuscoli in lontananza, impegnati nella scalata. Il solo guardare la falesia incute timore e rispetto. Scendiamo un centinaio di metri oltre alla scalinata in legno fissata al fianco roccioso, tuttavia qui preferiamo tornare indietro a causa della conformazione dei passaggi, stretti e pericolosamente affacciati sul burrone. Nonostante sia presente un cavo di acciaio al quale aggrapparsi non ci sentiamo sicuri ad affrontarli con un bambino. Riproveremo fra qualche anno quando sarà più grande e smorziamo la delusione di Leonardo spiegandogli che a volte in montagna il rinunciare è segno d'intelligenza e non di codardia. 

Falesia con la Ferrata delle Aquile vista dal Salto del Camoscio

Scalinata nei pressi del Salto del Camoscio

Ripieghiamo quindi sul secondo tratto del Sentiero delle Aquile, dopo aver girovagato nel pianoro foderato di arbusti fino all'area occupata da numerose antenne per ammirare Trento e il Monte Bondone. La parte conclusiva del trail parte dal Canalone Battisti, è impegnativa ma non pericolosa, e in circa mezz'ora si è al Trono dell'Aquila, punto di salita della Ferrata omonima. Lo scenario è a dir poco spettacolare e per un attimo ci si sente davvero come un rapace appollaiato all'apice di un cucuzzolo roccioso che domina la valle... e il mondo intero.

Cima Paganella e Canalone Battisti visti dal Sentiero delle Aquile

Al trono dell'Aquila

Veduta sulla Ferrata dal Trono dell'Aquila

Per rientrare alla seggiovia scegliamo il percorso botanico che si addentra nella flora locale, illustrata da pannelli esplicativi, e riporta al Canalone da dove la via più breve è inerpicarsi sui pendii scoscesi della pista da sci. 

Lungo il percorso botanico

Anche stavolta rinviamo la discesa a valle fino alla chiusura dell'impianto. Il tardo pomeriggio è il momento della giornata che amiamo di più, quando la montagna si svuota e rimane soltanto la bellezza silenziosa e immortale della natura. 


Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere. 


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