mercoledì 18 febbraio 2015

Il Castello di Gradara

Tratto dal diario 'La nostra bell'Italia' sulla rivista online Turisti per caso.
Se volete leggere per intero il mio diario di viaggio dedicato alla breve vacanza sospesa tra la Romagna di San Leo, le Marche di Gradara e Urbino, l'Umbria di Gubbio e la bassa Lombardia di Mantova, cliccate sul link della nota rivista online 'Turisti per caso':
http://turistipercaso.it/italia/72883/la-nostra-bellitalia.html


Su un colle marchigiano, poco distante dal confine romagnolo e dal litorale adriatico, conosciuto fin dai tempi dei romani e divenuto strategicamente importante in epoca medievale la torre principale (risalente al XII secolo) e la successiva roccaforte ospitarono le potenti famiglie Malatesta, Borgia, Sforza, Medici, Della Rovere, che fecero la storia di questa parte d'Italia. Come avrete capito la meta è il CASTELLO DI GRADARA, protetto da ben due cinte murarie la cui esterna ingloba un pittoresco borgo medievale pieno di accoglienti ristorantini e negozi di souvenir.


Mura merlate del borgo medievale di Gradara
Tra le vie lastricate del borgo di Gradara
Al cuore della fortezza si accede grazie a un ponte levatoio che ci catapulta nella bella corte quadrata con l'immancabile pozzo e circondata su tre lati da un alto porticato che in parte continua fino al primo livello. La visita inizia dalla Sala della Tortura, alla base del mastio, dotata di una cisterna protetta da una grata di ferro che fungeva da riserva idrica. Un tempo questo locale era raggiungibile solo tramite una botola attraverso la quale veniva calata una scaletta dalla Sala del Mastio, posta al piano superiore e nella cui fascia dipinta sotto il soffitto si ammirano i motivi araldici malatestiani. La Sala del Mastio è il principio di uno splendido susseguirsi di stanze che testimoniano il passaggio delle diverse casate nobili e ne narrano le vicende. 


Le possenti mura del Castello di Gradara
Cortile interno del Castello di Gradara
La Sala di Sigismondo e Isotta è chiamata così per i ritratti rappresentanti Sigismondo Malatesta signore di Rimini e la moglie Isotta degli Atti. Ad abbellire l'ambiente vi sono i simboli ispirati all'araldica della famiglia Malatesta (la rosa a quattro petali, la scacchiera, le tre teste, la M goticizzante, le lettere intrecciate SI) e il soffitto ligneo a cassettoni riportante gli stessi motivi. La Sala della Passione è il contenitore di splendidi dipinti sulla Passione di Cristo come la lavanda dei piedi, la cattura di Cristo e la flagellazione. Il Camerino di Lucrezia Borgia è un piccolo locale con soffitto a volta; la sua iniziale funzione militare fu convertita a uso domestico e questo lo si capisce dalle pitture, se pur danneggiate, che lo impreziosiscono. Si continua per la Sala del Leone Sforzesco che deve il suo nome al leone rampante delle decorazioni murarie simbolo, insieme al ramo di cotogno e alle ali di drago, della casata degli Sforza da Cotignola. Nella Sala del Cardinale, probabilmente destinata a ospitare personaggi ecclesiastici illustri, si ammira lo stupendo baldacchino intagliato e dorato che custodisce un letto, vero e proprio manufatto tirolese, mentre nella Sala dei Putti colpiscono le decorazioni a fasce orizzontali contenenti grottesche, medaglioni e i giochi dei putti, ovvero dei bambini. La Sala Rossa è un tripudio di calde tonalità, da quelle più sfumate delle pareti a quelle rubino dei tessuti, inoltre contiene bei mobili d'epoca come il tavolo ottagonale, la poltrona e il letto. Non passano inosservate le scritte 'MALEDICTUS HOMO' e 'QVI CONFIDIT IN HOMINE', sopra i due portali collocati ai lati opposti della Sala del Consiglio, che riflettono la cattiveria dell'uomo. Tristemente romantica la Camera di Francesca in quanto, intorno al 1920, l'allora proprietario della rocca decise di ricostruirvi le vicende di Paolo e Francesca. I due cognati, amanti, uccisi per gelosia dal marito di lei, secondo il V canto della Divina Commedia di Dante Alighieri sono condannati al fuoco eterno dell'inferno nel cerchio dei lussuriosi per aver ceduto alla passione. La visita del piano nobile si conclude con la Sala di Giustizia il cui nome dipende dal grande rilievo intagliato e dipinto che riproduce i sette arcangeli; stupendo anche la Pala di Giovanni Santi con la Madonna e il bambino seduti sul trono e i santi.

Sala di Sigismondo e Isotta
Particolare della Sala di Sigismondo e Isotta
Sala dei Putti
Camera di Francesca
Prima di abbandonare il colle di Gradara non bisogna dimenticarsi di salire sulla cinta muraria merlata che abbraccia il borgo per compiere il camminamento di ronda e fingersi antichi cavalieri che vegliavano sulla fortezza, proteggendosi dietro le torrette che a intervalli regolari scandiscono le mura e scrutando l'orizzonte (nebbia permettendo!).   
Per tutte le info visitate il sito del Castello: http://www.castellodigradara.org/ 

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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