Da moltissimo tempo non salivo in VALGEROLA e possedevo un ricordo sfuocato delle montagne che disegnano questa lunghissima vallata. Sebbene sia poco lontano da dove abito non c'è mai stata l'occasione di tornarci. Quest'anno invece per colpa del 'piccolissimo mostriciattolo che salta da una persona all'altra', così ho spiegato il coronavirus a mio figlio di quattro anni, che ha cancellato i nostri viaggi, sto rispolverando itinerari a due passi da Sondrio, in Valtellina.
La Valgerola si imbocca dalla città di Morbegno, conosciuta per la fiera che si volge in autunno dedicata al Bitto. Il latte da cui si produce il famoso formaggio DOP proviene dalle mucche che pascolano negli alpeggi della vallata. Non a caso il paese di Gerola Alta ospita il centro del Bitto storico (sito internet: https://www.formaggiobitto.com/it/la-casera), aperto per visite e soprattutto per degustazioni.
Prelibatezze a parte, voglio riscoprire queste montagne partendo dal villaggio di Pescegallo, punto finale della strada provinciale SP7 con inizio a Morbegno e termine dopo 20 chilometri di curve, salite alternate a lunghi pianori, villaggi ben restaurati e consacrati al turismo, boschi, pinete e fresco, tanto fresco.
Arrivati ai 1450 metri di Pescegallo una vecchia e un po' rumorosa seggiovia biposto supera 400 metri di dislivello consentendoci di godere senza alcuna fatica il panorama in salita sui fianchi ripidi delle montagne e poi quello più suggestivo, in discesa, verso la vallata.
Al nostro arrivo troviamo sulla sinistra il rifugio Salmurano mentre davanti a noi si apre una conca prativa con impianti sciistici e tagliata dai sentieri. Per raggiungere la diga di Pescegallo, non dobbiamo percorrere nessuno di quelli. Bisogna aggirare la stazione di arrivo della seggiovia e seguire un tracciato in discesa, ripido, sconnesso e scivoloso, poco adatto ai bambini piccoli e in generale alle persone non abituate a camminare. Non me lo ricordavo così e pure Leonardo, di quattro anni, non ne è stato entusiasta. Dopo una ventina di minuti si incrocia la strada sterrata che sale dal basso e percorribile dai guardiani del lago e dai proprietari degli alpeggi, compresi quelli della malga che si costeggia lungo il percorso.
Il panorama si apre ampio sotto di noi sulla vallata e sopra di noi verso il muraglione della diga, che raggiungiamo dopo un'altra mezz'ora di strappi in salita e tratti in piano.
Sebbene l'invaso sia stato creato a soli 1865 metri di altitudine la vegetazione che lo circonda è pressoché nulla. Qualche larice spunta qua e là, quasi per sbaglio, mantenendo comunque un'altezza ridotta, quasi a volersi nascondere. Attorno all'acqua c'è spazio per sedersi e divorare i panini al prosciutto e formaggio e, per tipi come Leonardo, per lanciare sassi a più non posso. La giornata calda consente pure di immergere piedi e mani sotto la superficie verde scuro del lago. Non ci sono tavoli o panchine, fatta eccezione per quelli prospicienti alla casa di proprietà della società gestore dell'impianto. Da un lato, oltre la muraglia, la vista si getta sull'alta Valgerola mentre i picchi rocciosi e verticali chiudono a ferro di cavallo il restante perimetro.
Lancio di sassi nel lago di Pescegallo |
Varie vedute del lago di Pescagallo
Guardo verso l'alto e la voglia di scoprire il paesaggio oltre il passo del Forcellino è molta. Così dopo aver lasciato sfogare mio figlio con pietre, terra e acqua, lo guido per altri quaranta minuti sul sentiero a zig zag che offre scorci davvero suggestivi sul lago di Pescagallo, visibile dall'alto in tutta la sua interezza. Dall'alto mi appare molto più bello. Il valico è stretto e angusto ma bastano pochi passi in discesa sull'altro versante per scorgere in lontananza le vette innevate delle Alpi retiche in Val Masino e Valchiavenna, e la conca del passo di Verrobbio, distante 20 minuti di cammino.
Veduta pochi metri sotto il passo del Forcellino |
Il lago di Pescegallo visto dal passo del Forcellino |
Se fossi stata da sola avrei proseguito perché la montagna è così, ti spinge ad andare avanti, a scoprire angolazioni nuove, in un turbine infinito e insaziabile. Gli occhi di Leonardo però mi costringono a fermarmi e a pensare alla sua sicurezza. Con molta cautela torniamo alla diga perché anche stavolta il sentiero è scosceso e disseminato di sassi. Ci dissetiamo al rubinetto esterno allo stabile del guardiano, quindi torniamo alla stazione d'arrivo dell'impianto di risalita. In alternativa, in corrispondenza della malga, un tracciato percorribile in quaranta minuti riporta al villaggio di Pescegallo. Io però ho promesso a mio figlio di farlo salire ancora sulla seggiovia: per lui un vero divertimento.
Sulla strada del rientro in auto, in località Gerola Alta, dei gonfiabili posizionati strategicamente lungo la carrozzabile mi obbligano a una brusca frenata. O quella o le proteste di Leonardo per l'intero tragitto e credetemi, meglio il rischio di essere tamponata che i suoi pianti! :-)))
Mentre lui salta io tiro le somme della giornata appena trascorsa. Sentieri poco curati a parte, la passeggiata mi ha regalato dei bei panorami, certo non paragonabili a quelli con le montagne tempestate da nevi perenni, ma comunque interessanti. Sono serena, addirittura felice di aver riscoperto la Valgerola, e comunque la bellezza di un luogo dipende molto dallo stato d'animo con cui lo si guarda e dai ricordi che ci ha instillato.
In Valgerola c'è molto altro da visitare e per questo vi consiglio di consultare il portale dedicato al turismo all'indirizzo: https://www.valgerolaonline.it/.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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