mercoledì 24 febbraio 2021

Cappeletta e Crocione del San martino

Su, sempre più su. Un passo, un respiro, un pensiero dopo l'altro. Ancora uno sguardo verso il cielo, puntando l'obiettivo senza mai voltarsi indietro a osservare il baratro sotto di noi.

E' una giornata grigia di fine febbraio e la pandemia stritola l'Italia. Anche per questo sentiamo il bisogno di camminare, di salire, perché arrampicarsi come camosci in solitudine ci regala l'illusione di sfuggire dalle frustrazioni del momento. E' una sensazione leggera e fugace lo so, eppure per sentirla fino al midollo siamo pronti a superare gli oltre 700 metri di dislivello, in parte completamente verticali, che separano l'inizio del sentiero dalla cime di una bianca parete di roccia a picco sul lago di Como. Lì si ancora la sagoma metallica del Crocione di San Martino, a 1090 metri di altezza. Prende il nome dal monte che si erge sopra Lecco nel gruppo delle Grigne, quella stessa montagna che protegge, domina e costringe la cittadina a espandersi sui suoi fianchi in salita. I lecchesi la considerano propria e su di essa ci camminano, ci scalano e trovano refrigerio. Con lei hanno stretto un legame invisibile di appartenenza reciproca, così come quello che esiste con l'acqua. D'altronde non si può immaginare Lecco senza il suo lago e nemmeno senza la sua montagna. 

Crocione di San Martino

Mappa dei sentieri sul Monte San Martino

Il tracciato per arrivare alla croce comincia dalla frazione Rancio di Lecco, raggiungibile percorrendo la vecchia strada per Ballabio in Valsassina. Una volta parcheggiata l'auto nei posteggi a bordo strada o del vicino cimitero si assaggiano subito le pendenza impegnative di una stradina asfaltata che collega una manciata di casa, dalla vista impagabile, con il resto del mondo. Da lì attacca il sentiero vero e proprio, dal fondo sconnesso e disseminato di sassi, composto per lunghi tratti da gradoni alternati a brevi pianori, e al margine del quale si scorgono i primi, timidi colori di una primavera ormai vicina.
Cenni primaverili lungo il percorso



Dopo i primi tre quarti d'ora percorsi tra gli alberi di quercia spogli e le altre latifoglie tipiche del territorio si giunge alla Cappella di San Martino, di un bianco abbagliante e dedicata alla Madonna del Carmine. Un terrazzo panoramico proteso sui laghi dell'Alta Brianza, la distesa di tetti del lecchese e le montagne limitrofe, ripaga abbondantemente delle esigue fatiche impiegate fin qui. La visibilità non è perfetta, banchi di nebbia tagliano i crinali dei monti e le nuvole confondono l'orizzonte, tuttavia il panorama rimane suggestivo.

Cappelletta di San Martino

Dalla chiesetta la vista sullo sperone di roccia su cui si ancora la croce è un richiamo irresistibile. E' la mente che è pronta a guidare il corpo sul percorso a destra della cappella, munito di catene a cui conviene aggrapparsi per evitare pericolose scivolate e agevolare la scalata. Nella prima parte non esiste un vero e proprio sentiero. Si sale seguendo i punti rossi disegnati qua e là sui sassi e, sebbene non si debba essere attrezzati, è bene prestare molta attenzione a dove poggiare mani e piedi, senza lasciarsi distrarre dal paesaggio. Oltre la metà si incrocia il sentiero molto più agevole proveniente dal Rifugio Piazza, gestito dagli Alpini e aperto solo per brevi periodi. Al ritorno percorreremo questa variante per tornare alla cappelletta, ma ora bisogna far lavorare gambe e braccia per un altro quarto d'ora se vogliamo godere di una delle viste migliori del lago. Credetemi, ne vale la pena. 
L'entusiasmo inonda il cuore e il bruciore dei muscoli si annulla quando tocchiamo il Crocione di San Martino. Il panorama si schiude sull'imbocco della Valsassina e spazia dal Corno Medale ai Corni di Canzo, dal Monte Barro al Moregallo e sul ramo di Lecco.

Veduta dal Crocione di San Martino con il Monte Barro sulla destra

Da quassù guardiamo verso il basso osservando le case, i ponti, le strade come se non appartenessimo a quella realtà di cemento. Ci gustiamo la libertà e la serenità che solo luoghi come questi sanno regalare, pur essendo a due passi dal tutto (o dal niente a seconda dei punti di vista) della società moderna. D'altronde io e mio marito sentiamo di appartenere più al verde dei prati, alla solitudine dei pascoli alti, al profumo delle pinete. In principio l'uomo era questo e se si è in grado di ascoltare la propria anima il richiamo alla natura apparirà forte e chiaro. Fortunatamente anche la politica lo sta capendo. La valorizzazione degli spazi verdi nelle nostre città, la valorizzazione di un'economia green unita alla crescita di comportamenti responsabili e alla tutela del patrimonio ambientale ne sono la testimonianza concreta. 

Panorami dal Crocione di San Martino verso l'imbocco della Valsassina, Corno Medale, e il lago di Como sul monte Moregallo




Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.  

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