martedì 15 giugno 2021

Mulino Menaglio a Teglio

Il frastuono dell'acqua sulle pale del mulino, l'odore delle vecchie travi di legno, i colori delle spighe di segale e dei fiori di grano saraceno, i sapori di ricette antiche. Appese al muro le fotografie dei volti che hanno vissuto tutto questo, uomini e donne, grandi lavoratori abituati alla fatica. Una vecchietta piegata sul campo a sarchiare la terra, il sorriso dell'ultimo mugnaio. Visitare MULINO MENAGLIO significa varcare una soglia temporale che ci ributta indietro nel tempo, nel mezzo dei castagneti della fresca val Rogna.
Per vivere quest'angolo di vita campestre bisogna raggiungere il borgo di Teglio in Valtellina, provincia di Sondrio, e seguire le indicazioni per la frazione San Rocco dove si lascia l'auto in un comodo parcheggio al limitare del bosco per proseguire a piedi lungo una stradina ombreggiata dal fondo sterrato. Dopo una manciata di minuti compare il complesso ben tenuto del mulino, risalente al XVIII secolo, e gli alberi si diradano permettendo una bella veduta sul fondovalle.

La vista sulla vallata dal Mulino Menaglio

Attualmente è di proprietà del comune di Teglio che lo ha acquistato dagli eredi dell'ultimo mugnaio Alberto Menaglio per restaurarlo e renderlo così visitabile. La gestione è affidata all'Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali, costituita dai produttori della zona, grazie ai quali vengono organizzate attività didattiche e visite guidate. Ed è proprio con la guida Cinzia e il mugnaio Mario che abbiamo avuto la fortuna di scoprirlo. Dall'esterno è sempre visitabile, ma bisogna partecipare alla visita per vedere le attrezzature in funzione e accedere ai locali. Insomma per apprezzarlo davvero! Basta prenotarsi sul sito dell'Infopoint di Teglio al link: https://tirano-mediavaltellina.it/cosa-fare-a-tirano-media-valtellina/il-didattico-mulino-menaglio-di-teglio/ dove trovate pure orari e prezzi.

Il Mulino Menaglio in tutta la sua imponenza

Se avete bambini al seguito faticherete a tenerli accanto a voi, tanto sarà l'eccitazione di avvicinarsi alla ruota azionata dalla forza dell'acqua e di carpire i dettagli dei diversi congegni. Gli spruzzi poi faranno particolarmente piacere nelle calde giornate estive.
Ma andiamo per ordine, cominciando dalla zona più bassa del museo, quella dedicata alla Pila a doppio mortaio. Veniva utilizzata per la squamatura, ovvero per l'eliminazione della 'pellicina', delle castagne e dell'orzo. E' composta da due legni verticali che si muovono a stantuffo andando a battere nelle pile, buchi, riempite appunto con orzo e castagne. Il movimento dei pali si deve a una struttura azionata dalla forza di rotazione di un piccolo mulino esterno.

La Pila a doppio mortaio
Il piccolo mulino della Pila




L'esplorazione del luogo prosegue, sempre accompagnati, risalendo il fianco erboso della montagna fino al mulino maggiore, quello destinato alla macinazione del grano. Se all'esterno si rimane frastornati dal rumore dell'acqua che piomba sulle pale, all'interno il ronzio del sistema Tramoggia-Buratto scandisce il tempo. La prima è una sorta d'imbuto all'interno del quale veniva versato il grano saraceno che poi cadeva tra le pietre sottostanti attraverso uno strumento in legno col compito di distribuirlo in modo uniforme. In tal modo il seme veniva 'passato' e quindi macinato, andando a generare un prodotto grezzo. Per separarlo dalla crusca si convogliava in tubo fino al buratto, una sorta di setaccio dalla trama molto fine che consentiva tale separazione: farina utilizzabile in cucina da un lato e crusca raccolta in un contenitore a parte.

Tramoggia e ruote in pietra

Buratto e sulla sinistra la vasca di raccolta della crusca

L'ingresso alla parte museale del mulino Menaglio
Una volta tornati al livello del piazzale si accede ai locali adibiti a museo. Lì, fra le mura e i pavimenti in pietra, e il soffitto di travi, si viene catturati dalla sequenza di fotografie che ricordano il mulino prima del restauro. Un gioiello, un tempo, presente in ogni paese, assieme
 al proprio mugnaio. Le famiglie consegnavano a lui i sacchi di grano affinché lo trasformasse in farina per cucinare la polenta, i pizzoccheri e il pane. Il pagamento alla prestazione era la multura. Il mugnaio tratteneva per sé una percentuale di farina e distribuiva il resto ai legittimi proprietari in bisacce di tela caricate su carretti trainati da cavalli o muli.  Addentrandosi nelle sale museali si scoprono poi le sequenze di preparazione delle Brazadèle, la ciambella dolce, e del pane di segale. Si vedono  gli attrezzi per coltivare la terra, le ceste, le gerle da portare in spalla. Pezzi di vita che ora sono cimeli ma fin oltre la metà del '900 rappresentavano la quotidianità. Basti pensare che soltanto qui, in val Rogna, esistevano ben dieci mulini distribuiti lungo il percorso del torrente omonimo. Non a caso il tratto da Castionetto fino al Menaglio si è guadagnato il nome di 'valle dei mulino'. Un pannello esplicativo li ricorda tutti, fissandone la storia, i proprietari e l'impiego. La forza dell'acqua infatti non serviva solo a macinare il grano ma pure per la follatura della lana, cioè per infeltrirla a tal punto da mutarla in un tessuto robusto e impermeabile, e per alimentare gli opifici. Dei dieci mulini, fatta esclusione di quello che stiamo visitando, rimangono perlopiù dei resti, come le macine o i muri perimetrali, assieme ai ricordi tramandati dai vecchi mugnai alle giovani generazioni. 

Sala d'ingresso al museo Menaglio

Molto attrattiva è l'esposizione dei diversi semi di frumento, segale, orzo, delle due qualità di grano saraceno, quella comune e la siberiana, assieme alle loro spighe. Un modo semplice e diretto per toccare con mano la materia prima coltivata nei campi che foderano il promontorio sopra cui si adagia Teglio.

Un angola suggestivo del museo

Bella esposizione dei cereali coltivati in zona

Un'ultima sezione che merita di essere letta e ascoltata dalla voce della bravissima guida Cinzia è quella dedicata alla coltivazione del grano saraceno: dalla preparazione del terreno alla semina, dalla fioritura alla mietitura, dall'essiccazione alla trebbiatura tramite battitura a mano. 
Al museo sono conservati i Mulinel, i ventilabri meccanici che servivano per la sequenza di pulitura e in particolare per separare i grani dalle impurità. 
E infine scopriamo che il grano saraceno non è un cereale, bensì una poligonacea naturalmente priva di glutine!

Il Mulinel che serviva a separare il grano saraceno, l'orzo e la segale dalle impurità

Il Mulino Menaglio è un gioiello del passato riportato alla luce grazie all'impegno di tanti. I loro sforzi sono ripagati andandolo a visitare. Bambini o adulti, tutti rimaniamo affascinati dall'atmosfera magica che si respira in questo luogo e che vale di certo la pena di essere visto e apprezzato.

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.  

Nessun commento:

Posta un commento