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Steve McCurry, Peshawar - Pakistan - 1984 |
Il PALAZZO DELLE ALBERE sorto sul lungo Adige della cittadina di Trento deve il suo nome al viale alberato con pioppi bianchi che lo collegava al portale d'ingresso della tenuta. Di proprietà della famiglia Madruzzo, fu eretto nel 1550 e appare austero e robusto, con le torri ai quattro angoli a rafforzarne la struttura a base quadrata. Gli interni ben ristrutturati conservano ancora una parte degli affreschi, e le stanze fino al 19 settembre 2021 ospiteranno la mostra fotografica TERRE ALTE, con i capolavori di STEVE MCCURRY (info sul sito: http://www.mart.trento.it/mccurry).
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Palazzo delle Albere visto dall'orto del MUSE |
Prima di addentrarci nelle sale passeggiamo lungo i vialetti dell'orto del MUSE, il famoso museo delle scienze che già conosciamo e di cui consiglio la visita soprattutto se viaggiate con bambini. Il complesso museale colpisce per la modernità dell'architettura e le pareti in vetro, create apposta per abbattere le barriere tra interno ed esterno e su cui si riflettono i colori del prato nel quali sono immerse.L'intero complesso sorge accanto al quartiere residenziale delle Albere progettato dal celebre
studio Renzo Piano building workshop. Inaugurato
nel 2013 assieme al museo rappresenta la nuova concezione di città. Gli
architetti di Renzo Piano hanno creato degli edifici dalle linee moderne ed
ecosostenibili che si integrano al paesaggio alpino
circostante. Sono riusciti a riqualificare l'area del vecchio stabilimento
Michelin, abbandonato dal 1999, creando uno spazio dall'alta qualità di vita
dove gli appartamenti si affacciano su viali lastricati e pedonali, vivacizzati
da alberi, canali d'acqua e ponticelli. Bar, negozi, ristorantini, panificio
e pasticceria animano il piano terra delle abitazioni, sulla piazza si affaccia
la biblioteca universitaria e ci sono persino un hotel quattro stelle della
catena NH e il ristorante Old Wild West. Il tutto lambisce un immenso parco pubblico
con giochi per bambini e prati sconfinati, ovviamente testati da Leonardo mentre noi sorseggiamo un buon caffè...
Entriamo finalmente alla mostra Terre Alte, emozionati di ammirare le opere del fotografo Steve McCurry da noi tanto amato e stimato.
Nato a Filadelfia nel 1950, si laurea in fotografia e cinema all'università della Pennsylvania e a ventotto anni parte per l'India, portale d'accesso per l'Afghanistan e il Pakistan. Si unisce a un gruppo di Mujahidin fingendosi uno di loro, nascondendo la macchina fotografica in un sacchetto di stoffa, per raggiungere i lori rifugi sui monti afgani e documentarne la lotta tenace. E' il primo giornalista occidentale a entrare in Afghanistan e grazie al suo coraggio il mondo conosce finalmente la tragedia di questo popolo (ora, purtroppo, tornato sotto i riflettori dell'intero globo a causa della situazione di instabilità e violenza innescatasi a seguito del ritiro delle truppe statunitensi).
Per tale impresa McCurry guadagna prestigiosi riconoscimenti e da allora ritorna nel paese più di quaranta volte. Proprio in uno di quei viaggi immortala lo sguardo della giovane rifugiata Sharbat Gula in un campo profughi pakistano, e dopo una ricerca durata diciassette anni riesce a ritrovarla. In suo nome crea l'associazione che si occupa dell'istruzione delle ragazze afgane.
Noi, grazie a quelle fotografie abbiamo scoperto l'Afghanistan come un luogo pieno di scenari naturali spettacolari e di gente forte, abituata a lavorare la terra, consapevole di dover faticare per sopravvivere.
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Steve McCurry, Maimana - Afghanistan - 2002 |
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Steve McCurry, Band-i-Amir - Afghanistan - 2002 |
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Steve McCurry, Pol-e-Khomri - Afghanistan - 1992 |
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Steve McCurry, Bamijan - Afghanistan - 2006 |
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Steve McCurry, Kandahar - Afghanistam - 1992 |
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Steve McCurry, Bamijan - Afghanistan - 2006 |
L'esposizione ci entusiasma da subito! Viene rappresentata la resilienza dell'uomo a vivere negli ambienti duri, a volte spietati, eppure meravigliosi della montagna, nonché la sua tenacia nel resistere alle forze avverse, spesso distruttive, della natura. Le fotografie simboleggiano la carriera di McCurry, la volontà di conoscere e catturano il mondo più autentico, e di cogliere i sentimenti dell'animo umano. Immortalano i rilievi asiatici e testimoniano pure i soprusi perpetrati dall'uomo verso la natura e i propri simili.
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Steve McCurry, Pokhara - Nepal - 1984 |
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Steve McCurry, Ladakh - India - 1996 |
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Steve McCurry, Kathmandu - Nepal - 2013 |
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Steve McCurry, Wadi Hadhramaut - Yemen - 1999 |
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Steve McCurry, Banaue - Filippine - 1985 |
Ma quando nasce la passione di McCurry per la fotografia? Probabilmente all'età di 12 anni quando gli viene regalato un libro fotografico raffigurante i monsoni. Capisce di voler viaggiare per conoscere il mondo e la professione di fotografo può concretizzare quel sogno. La fotografia del vecchio immerso nell'acqua fino al collo con una macchina da cucire sulle spalle, scattata proprio durante un monsone, viene scelta come copertina del National Geographic e compone uno dei diversi progetti da lui stesso creati.
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Steve McCurry, Porbandar - India - 1983 |
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Steve McCurry, Bombay - India - 1993 |
Leggere è un altro di questi lavori. Un gesto semplice eppure profondo come la lettura accomuna tutti i popoli del mondo, un'azione possibile nei contesti più svariati, come nelle guerre o in un centro di protezione degli elefanti: proprio la foto che mi ha colpito. Fa parte inoltre di una campagna di alfabetizzazione delle realtà ai margini del mondo, volta a valorizzare il compito della scuola, fondamentale mezzo di emancipazione e libertà.
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Steve McCurry, Chiang Mai - Thailand - 2010 |
Un ulteriore programma del fotografo è Animals. Nata nel 1991 quando McCurry viene inviato a documentare la catastrofe ambientale della Guerra del Golfo, raggruppa una serie di istantanee capaci di elaborare la sua profonda sensibilità nei confronti degli animali. La foto simbolo è quella scattata ai cammelli con alle spalle il fuoco dei pozzi di petrolio in fiamme.
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Steve McCurry, Al Ahmadi - Kuwait - 1991 |
Concludo la mia personale dedica a Steve McCurry riportandone due pensiero che possiamo condividere nella nostra quotidianità: "predico sempre la pazienza, i lunghi appostamenti nell'attesa dello scatto perfetto. Ma la fotografia è fatta anche di attimi fuggenti da cogliere istantaneamente" e "già solo il viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile".
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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