Da tempo il LAGO D'ORTA, il più piccolo dei maggiori specchi lacustri del nord d'Italia, ci incuriosiva, e finalmente è capitata l'occasione di visitarlo.
E' un venerdì in cui nel medio Piemonte prevedono una giornata tersa e non eccessivamente calda, mentre in Valtellina, dove viviamo, annunciano pioggia.
In tarda mattinata perciò io, mio marito e nostro figlio di cinque anni, Leonardo, raggiungiamo il minuscolo borgo di Briallo, per lasciare l'auto nel parcheggio libero accanto alla chiesa di Sant'Antonio Abate e imboccare il Sentiero degli Scalpellini. Un breve tratto asfaltato conduce fuori dal paese, trasformandosi in pista sterrata nel punto in cui le case cedono il posto ai campi e subito dopo ai boschi. Nei pressi della cappelletta dedicata a Santa Barbara scorgiamo accovacciata sopra uno sperone di roccia granitica a picco sull'acqua il Santuario della Madonna del Sasso, oltre 200 metri di dislivello più in alto, a 640 metri di altitudine, e a circa 40 minuti di distanza. Addentrandoci tra gli alberi di castagno la pendenza aumenta pian piano, finché il tracciato si trasforma in sentiero e comincia a inerpicarsi sul fianco ripido della montagna. Nell'ultimo tratto poi un zigzagare di gradini protetti da un corrimano in legno permette di superare la differenza di quota maggiore. Alla fine il candore della chiesa in stile barocco si scorge tra i ricci ancora verdi delle castagne e le foglie oblunghe.
Costruita tra il 1730 e il 1748, custodisce all'interno affreschi magnificamente restaurati e, protetti da una teca, i resti di San Donato Martire, Legionario ucciso nel 200 d.C..
Al Santuario è legata una tragica leggenda. Pare che un soldato tornato dalla guerra buttò giù dalla rupe la moglie dopo aver creduto alle dicerie di un suo tradimento. Sul luogo in principio venne messa una croce, quindi venne costruita una cappella, e a seguire la chiesa immolata al culto della Vergine Addolorata, successivamente chiamata Madonna del Sasso per via di un altro accadimento. A esse viene attribuito il salvataggio di 350 scalpellini dall'esplosione di diverse mine che provocò il distacco di un grosso masso, sul quale si ritrovò la statuetta di Maria, madre di Gesù. A testimonianza della presenza di un edificio precedente al '700 vi è la Pietra Sacra posta sul perimetro della balconata prativa, facente parte del primo Santuario del 1540. A ricordarlo è una targa affissa alla ringhiera superiore.
Se la chiesa già di per sé è meritevole di una visita, l'altra attrattiva è il panorama ammirabile dal terrazzo naturale proteso sopra il lago d'Orta, che spazia dalle Alpi svizzere all'infinita pianura della bassa Lombardia.
Il luogo è meta di pellegrini, curiosi, sportivi e all'arrivo sono presenti un chiosco, i wc, scivolo e altalena, vasta area picnic con tavoli, panchine e barbecue. Oltre che a piedi è raggiungibile in automobile, mtb e bicicletta da corsa, grazie a una strada asfaltata, stretta e piena di curve. In alternativa tutti i giorni nei mesi estivi e nei week end fuori stagione, è attivo un simpatico trenino con partenza dal paese sottostante di Pella.
Proprio lì ci rechiamo una volta lasciata la Madonna del Sasso, sul lungolago di uno dei romantici borghi che caratterizzano il lago d'Orta. Breve eppure rilassante, con bar e gelaterie, brevi pontili in legno e canne d'acqua, panchine e alberi, ristorantino e giochi per bambini in prossimità dell'Imbarcadero.
Da qui saliamo sul traghetto che in 10/15 minuti, a seconda delle fermate, approda sulla minuscola isola di San Giulio, gioiello del luogo. Appena sbarcati una frase accoglie i turisti: "l'isola del silenzio ti dà il benvenuto". Sotto, la cartina indica appena una via, quella della meditazione e del silenzio per l'appunto. Sarebbe bello riuscire ad accogliere l'invito al raccoglimento, ma purtroppo con così tanti visitatori risulta difficile. Il motivo di un tale messaggio deriva dal fatto che le uniche a risiedere in modo stabile su questo sottile lembo di terra sono le monache del monastero di clausura femminile. L'abbazie benedettina Mater Ecclesiae in cui vivono, pregando, restaurando oggetti sacri e preparando il famoso pane di San Giulio, è il risultato della demolizione del castello medievale seguita dalla costruzione nella prima metà del 1800 di un seminario, poi divenuto convento.
Lunga la via dell'Isola di San Giulio |
Percorriamo il periplo dell'isolotto in un quarto d'ora, concludendo la visita varcando il portale, posto in cima a una scalinata, della Basilica romanica. Subito veniamo catturati dalla bellezza degli affreschi, dai decori, dall'organo posto sopra il pulpito per la lettura del Vangelo con le sculture in serpentino grigio verde di un bue, un angelo, un leone alato e un'aquila, ovvero i simboli dei quattro evangelisti. Sotto l'altare maggiore si apre una cripta dov'è riposta un'urna con i resti di San Giulio, giunto fin qui nel 390 d.C. volando sul proprio mantello, almeno così recita la leggendo.
Prima di tornare sulla terra ferma merita curiosare nel negozietto di souvenir... una volta entrati è impossibile non comprare nulla! Noi ce la siamo cavata con una trottola in legno per nostro figlio Leonardo...
Racconto di viaggio pubblicato anche sulla nota rivista online 'Turisti per caso'.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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