mercoledì 3 agosto 2022

Nelle grotte della Slovenia: Postumia e San Canziano

Il parco delle Grotte di San Canziano (Skocjan in sloveno) è vicino al confine italiano e occupa il canyon sopra cui si adagia il paesino omonimo. Il centro di accoglienza accanto al parcheggio comprende la biglietteria, un bar ristorante e un piccolo museo grazie al quale, osservando le fotografie d'epoca, si cominciano a capire l'importanza e la suggestione di un luogo che nel 1986 l'Unesco ha incluso nella lista del patrimonio mondiale. In aggiunta a tale riconoscimento detiene il primato di maggiore canyon sotterraneo finora conosciuto al mondo
Il canyon che accoglie il parco delle grotte di San Canziano
Si compone di conche di sprofondamento carsiche identificate con il gergo tecnico di doline, qui troviamo infatti la Velika e la Mala dolina (grande e piccola valle) punteggiate di inghiottitoi, ponti naturali, abissi, sorgenti e molto altro. L'habitat al di sotto della superficie terrestre è attraversato dal fiume Reka che prima di scomparire nel terreno calcareo e permeabile del Carso scorre per 55 chilometri e infine riemerge in Italia in prossimità del mare. Ho utilizzato il termine habitat perché sebbene sembri impossibile il luogo profondo 223 metri accoglie la vita, rappresentando un rifugio sicuro per diversi organismi adattatisi a sopravvivere al buio e in un ambiente umido, come per esempio i pipistrelli, i coleotteri ipogei e il famoso proteo, l'anfibio cieco quasi privo di pigmentazione e la pelle sottile dal colore biancastro.
Raggiungendo il punto d'osservazione distante 500 metri si ha la possibilità di ammirare la profonda vallata dai contorni circolari, ricoperta di vegetazione, in fondo e sui cui fianchi si snoda una parte del percorso facoltativo. La visita si costituisce infatti di un tratto guidato in grotta di 2,5 chilometri compiuto in un'ora e mezza, al quale seguono tre alternative a seconda che si decida di tornare subito al punto di partenza (tragitto verde) oppure si voglia proseguire per altri 600 metri in 30 minuti (tragitto giallo) o per 2,5 km percorribili in un'ora e trenta (tragitto rosso). Vi consiglio di seguire come noi la terza opzione in quanto sebbene più impegnativa conduce in ambienti stupefacenti.   
L'esplorazione con guide parlanti in inglese o sloveno ha inizio dopo una breve passeggiata nel bosco dal punto informazioni. A seconda del numero di partecipanti si viene suddivisi in gruppi non troppo numerosi in modo da godere appieno della magia di San Canziano. Per ovviare al problema della lingua chiedete tra gli accompagnatori chi parla l'italiano così, sebbene la spiegazione generale sia tenuta in inglese, poi potrete chiedere facilmente chiarimenti. Perché il comprendere appieno è un valore aggiunto. All'interno la temperatura costante è di 12°C, perciò portate una felpa ma non copritevi troppo in quanto bisogna camminare e i punti di stallo sono brevi e radi. Non è consentito scattare fotografia (con o senza flash) durante il tragitto guidato ma ci si può sbizzarrire nella parte di visita libera. 
Esplosione verde all'esterno delle grotte
L'avventura vera e propria comincia in discesa superando un tunnel artificiale che conduce a un percorso in cui sono le meraviglie della natura forgiate in milioni di anni, goccia dopo goccia, a essere le uniche protagoniste. Così l'occhio si spalanca per lo stupore e il cuore batte forte dall'emozione ammirando colate di calcite bianchissime, formazioni calcaree a colonna pendenti dal soffitto (stalattite) e crescenti dal pavimento (stalagmiti) che a seconda dell'elemento chimico predominante assumono sfumature diverse, dal giallo al rosso e al grigio. 
E' impossibile non impressionarsi in cima alla caverna che si spalanca sotto di noi, segnata dalle lucine del percorso grazie alle quali è possibile rendersi conto della grandezza e della profondità. Si scende sino al ponte Cerkvenikov che supera uno strapiombo di 50 metri, notando sul fondo gli accumuli di tronchi trasportati dalle inondazioni, l'ultima nel 1965 con il livello dell'acqua che superava di 10 metri la passerella. Proviamo per qualche istante il terrore di rimanere al buio, sperimentando così la sensazione di totale smarrimento conosciuta dai protagonisti alle antiche esplorazioni. Poi vediamo in lontananza la luce naturale far capolino nella grotta, siamo prossimi all'uscita, più avanziamo e maggiore è il chiarore e quello che si prova una volta giunti alla grande apertura nella roccia è un senso di liberazione. La guida ha terminato il proprio compito, ora tocca a noi scegliere se continuare il viaggio in autonomia. Come accennato prima consiglio di compiere il tracciato rosso in modo da avere un prosieguo di emozioni in tratti suggestivi di grotte, visioni di cascate, attraversamenti di ponticelli e sentieri agganciati alle pareti verticali. 

Eccovi delle vedute del tracciato rosso da compiere in autonomia

Le passerelle sono agganciate alla roccia

Cascate e laghi nascosti nelle grotte
Riflessi d'acqua nelle grotte


Così come all'interno del canyon principale è possibile individuare i resti delle primitive scalinate scavate nella roccia dall'uomo nei primi anni del 1800: tracciati stretti, impervi e pericolosi. Eppure la curiosità dell'essere umano lo ha sempre spinto a indagare l'ignoto. Eccone in breve la storia. 
La prima documentazione che attesta la scoperta di questa meraviglia è del II secolo a.C., mentre indagini hanno riportato alla luce reperti archeologici e scheletri umani antecedenti di 3000 anni. Nel 1689 lo scienziato scrittore del luogo Valvasor ne descrive con attenzione l'inghiottitoio e risale al XIX secolo l'esplorazione più approfondita mossa dalla necessità di aumentare l'approvvigionamento idrico di Trieste, porto in grande espansione. La campagna sistematica di perlustrazione del sottosuolo viene intrapresa nel 1884 con la fondazione della Sezione speleologica, mentre l'inizio dell'attività turistica può coincidere con il 1819, anno in cui è inaugurato il libro delle firme dei visitatori. 
L'attività di ricerca ed esplorazione continua ancora, con mezzi moderni e maggiore sicurezza, e procederà negli anni a venire perché la natura è una continua, interminabile, fantastica scoperta.

Più famose rispetto a quelle di San Canziano, le Grotte di Postumia hanno attratto milioni di visitatori a partire dal 1819, anno di apertura al pubblico, sebbene lo sviluppo turistico vero e proprio coincida con l'inaugurazione della prima ferrovia sotterraneo al mondo all'interno di una grotta calcarea avvenuta nel 1872. Nei decenni a venire le tratte subirono molte migliorie, vennero allungate e si acquistarono motrici e vagoni al passo con i tempi, mentre nel 1884 fu installato l'impianto elettrico. Quello che perdura da allora, forte e coinvolgente, è lo stupore di compiere un viaggio nei prodigi del mondo sotterraneo in cui l'acqua plasma le rocce di calcare da milioni di anni.

L'elegante bellezza delle grotte di Postumia

La scoperta inizia nel piazzale antistante l'ingresso con la suddivisione in gruppi a seconda della lingua e in tal caso è presente pure una guida parlante italiano. Quindi ci si avvia alla stazione sotterranea dove si sale a bordo del trenino, venendo subito travolti da una temperatura costante di 10°C e da un'umidità del 95%. Bisogna indossare capi di maggior spessore rispetto a quelli utilizzati nella gita a San Canziano perché le condizioni termiche sono più rigide e le velocità e lunghezza della camminata sono inferiori.
Con gli occhi ben spalancati e pronti a cogliere ogni angolo di quest'eden della regione del Carso, partiamo accoccolati nei vagoni per un totale di 3,7 chilometri fra andata e ritorno. Nel mezzo della visita della durata totale di circa un'ora e mezza è previsto un tratto da compiere a piedi di 1,5 chilometri, per una lunghezza complessiva del percorso che supera i cinque chilometri. Tali misure consentono a Postumia di conquistare un altro primato, quello delle grotte con il tratto visitabile più lungo del mondo.
La parte sul trenino è di certo suggestiva, unica, divertente per i bambini, attraversa caverne basse e strette trasportandoci in un set di stalattiti e stalagmiti. Tuttavia è quando si cammina che si coglie l'essenza magica e misteriosa del luogo, si individuano gli angoli nascosti e le stupefacenti formazioni, immortalandoli con lo smartphone o la macchina fotografica, qui consentiti escludendo il flash. 

I 'drappeggi' si allungano dal soffitto delle grotte di Postumia

Il candore di Postumia
Splendide colonne adornano le grotte
























Una volta 'sbarcati' inizia la passeggiata su una striscia di materiale antisdrucciolo. Immersi nel candore dei carbonati di calcio e nelle sfumature di rosso, dovute alla presenza di ossido di ferro, e del grigio, causate del manganese, bisogna procedere sino al punto più alto, o di minore profondità a seconda dei punti di vista, posto a 70 metri sotto la superficie. Seguono poi la discesa e una successione di lievi saliscendi. Il tutto in un paradiso di colonne calcaree che sembrano ispirarsi allo stile barocco, di stalagmiti e stalattiti che ricordano le guglie gotiche delle cattedrali e di specchi d'acqua limpidissimi. Si ammirano la sala degli spaghetti dalle concrezioni finissime, i drappeggi (o fette di prosciutto per nostro figlio) per via dello spessore minimo e la forma ondulata, le formazioni calcaree dalle sagome disparate alle quali ciascuno di noi può attribuire una somiglianza, e la stalagmite simbolo di Postumia alta 5 metri di un bianco accecante e per questo denominata il brillante.

Nelle grotte di Postumia si è avvolti da mistero e bellezza

Al termine del tragitto a piedi con un po' di fortuna è possibile individuare nella teca il Proteo, l'anfibio cieco quasi privo di pigmentazione, dal corpo longilineo di 25-30 cm e la pelle sottile dal colore biancastro di cui già abbiamo sentito parlare senza tuttavia vedere, a San Canziano. Stavolta invece lo abbiamo intravisto avvinghiato alle pietre tra le grida trattenute (bisogna infatti osservare il silenzio) per l'eccitazione di Leonardo. Questi esserini sopravvivono senza cibo fino a 12 anni e possono raggiungere un secolo di vita: pazzesco! Davvero singolare è il libro sulla leggende della loro nascita dedicato ai bambini, il cui protagonista è il grande drago Jami trasformato appunto nel piccolo esemplare che popola le grotte del Carso dal malefico nano Guizzo. Il ricordo ideale di un'esperienza indimenticabile. 

Tratto dal mio racconto di viaggio 'Tra Italia, Slovenia e Croazia a caccia di primati', dedicato al viaggio on the road di nove giorni con mio marito e nostro figlio Leonardo di sei anni, dai Parchi divertimenti del lago di Garda alle grotte e ai castelli della Slovenia, fino ai Laghi di Plitvice nel cuore della Croazia. E poi un assaggio del mare di Caorle, delle Dolomiti del Brenta e della capitale slovena, Lubiana. A caccia dei primati di ogni luogo.
Pubblicato sulla nota rivista online 'Turisti per caso'. Se volete leggerlo per intero cliccate sul link: https://turistipercaso.it/diari-di-viaggio/tra-italia-slovenia-e-croazia-a-caccia-di-primati.html

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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