Da una vallata all'altra, dalle vette valtellinesi alle prealpi bergamasche, dal panorama ameno eppure chiuso della Valtellina a uno scenario che dagli alpeggi si spalanca verso la pianura. Oggi scopriamo la valle Imagna, provincia di Bergamo, chiusa da una corona di pascoli dal profilo ondulato, distesi a quota bassa attorno ai 1875 metri di altitudine del monte Resegone. Boschiva e punteggiata di villaggi per la maggior parte nel fondovalle, mentre le baite e le malghe disseminate di animali al pascolo caratterizzano la fascia alta. Antropizzata ma senza eccessi, qui l'uomo riesce ad amalgamarsi bene con il verde dei boschi e le sfumature del bianco e del grigio chiaro della dolomia, la roccia sedimentaria caratteristica della zona.
La scoperta della valle Imagna comincia dal suo apice, con una bella passeggiata adatta a tutta la famiglia fino ai Tre faggi, località posta a 1400 metri, nonché uno dei luoghi simbolo e di preghiera molto comuni in quest'angolo di Lombardia. In auto si sale fino all'acquedotto di Fuipiano a 1150 metri di altitudine, oltre il quale non è consentito proseguire, dove'è presente un piccolo parcheggio e sulla destra s'inerpica un sentiero che poi sbocca sulla carrozzabile forestale che alterna lo sterrato ad alcuni tratti asfaltati. In circa tre quarti d'ora si superano i 250 metri di dislivello attraversando nel primo tratto un bel faggeto inondato dal profumo di ciclamini che, a seconda del periodo, punteggiano di rosa il terreno umido, sbucando fra le foglie con la loro fragile bellezza. Poi i pascoli sostituiscono la foresta e il panorama si schiude sull'intera vallata per sfuggire sino alla pianura. Nell'ultimo pezzo si abbandona la strada per seguire il sentiero sulla sinistra identificato con il numero 579A e giungere finalmente alla meta.
La dolomia spicca nel faggeto |
Ciclamini aggrappati alla dolomia |
I pascoli lungo il percorso per i Tre Faggi |
Lì, tre faggi centenari si alzano maestosi con i loro tronchi grossi, bitorzoluti, scavati. A noi ricordano gli alberi parlanti della trilogia cinematografica 'il signore degli anelli' e da un momento all'altro ci aspettiamo prendano vita. In effetti questo è un luogo carico di misticismo, lo testimonia lo spazio in pietra creato dall'uomo con al centro una cappelletta. Dai qui proseguono altre escursioni ma noi torniamo all'auto, dopo aver pranzato al sacco in completo relax e in solitudine, per proseguire la nostra scoperta della vallata bergamasca.
Cinque minuti di macchina conducono al grazioso e minuscolo Borgo di Arnosto caratterizzato da un'architettura rurale con i tetti in piode e i muri di pietra, restaurati in modo da conservarne il fascino e la storicità. Possiede origini antiche, risalenti al XIV secolo, e ha assunto un'importanza politica di rilievo dato che fino al 1797 ha ospitato la sede della Dogana Veneta, segnando il confine fra la Repubblica di Venezia e il ducato di Milano. Lo si gira in una decina di minuti, percorrendone le viuzze lastricate, entrando nell'intima e piccola chiesetta preceduta da un porticato, e leggendo un messaggio carico di significato sul rapporto oggi disarmonizzato tra uomo e natura, scritto dagli Amici di Arnosto.
Nel pomeriggio accontentiamo nostro figlio Leonardo salendo al vicino Parco Brusotti a Rota Imagna, un'area verde con pini altissimi, diverse attrezzature per bambini e un bar con tavoli e panche all'aperto su cui riposare sorseggiando una bevanda fresca in un contesto tranquillo e arieggiato.
E' giunto il momento di salire al Santuario della Madonna della Cornabusa, distante un quarto d'ora di macchina e aggrappato al fianco ripido e boschivo della montagna. Oltre alla strada che zigzaga fra gli alberi, per raggiungerlo ci sono pure dei sentieri panoramici e la via 'Mater Dolorosa' cadenzata da 7 Santelle, ovvero cappellette votive, intitolate agli altrettanti dolori di Maria.
Superato il cancello d'accesso all'area si percepiscono pace e religiosità, e viene naturale lasciarsi avvolgere da un mantello di misticità rassicurante. Superiamo la Casa del Pellegrino che ospita un bar ristorante, un negozio di souvenir e, al piano superiore, il museo da noi non visitato con la terrazza panoramica. Si cammina lungo il balcone abbellito da gerani rossi affacciato sulla vallata, soffermandosi alla cappella dedicata al miracolo della pastorella sordomuta alla quale apparse la Madonna. Pochi passi e giungiamo alla grotta profonda, cuore del Santuario, di cui per rispetto non fotografiamo l'interno. Al nostro arrivo si sta celebrando la messa e vi entriamo in silenzio solo qualche istante per accendere una candela e osservare il rigagnolo d'acqua che dalla sorgente sul retro dell'altare segue il periplo della roccia.
Indipendente dalla fede, il luogo è molto suggestivo e merita una visita.
Veduta dal terrazzo del Santuario |
Spilletta ricordo |
Vi sono percorsi per tutte le età, sospesi tra i faggi e in una frescura idilliaca, lontani dalla calura delle città e dal caos delle mete turistiche più conosciute. Nostro figlio Leonardo è al settimo cielo, pronto a cimentarsi da solo (ma accompagnato da terra da mamma e papà) nei tre percorsi dedicati ai 'pulcini'. Se ci fossimo imbragati anche noi avrebbe potuto percorrere anche i tracciati per i bambini dai 110 a 140 cm, ma avendo solo un'ora di tempo la prima scelta si è dimostrata l'ideale. E per averli conclusi tutti con coraggio si merita la simpatica spilla, a ricordo della bella giornata trascorsa fra le tante attrazioni della Valle Imagna.
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