Ancora gli incantevoli panorami del lago di Como, stavolta del ramo orientale, e sebbene sia una di quelle giornate grigie con poca visibilità in lontananza le bellezze naturali di quest'angolo di Lombardia alle porte della cittadina di Lecco non vengono sminuite.
Ci troviamo nella frazione di Borbino ad Abbadia Lariana, nel parcheggio di piazza Fontana, luogo d'inizio del percorso indicato come l'anello della cascata di Cenghen. Oltre 350 metri di dislivello, dai 250 di Borbino ai circa 600 della cascata, da compiere in due ore e mezza di passo tranquillo compresa la deviazione alla Capeléta di Garoful. Ed è proprio questa la nostra prima destinazione.
Dopo pochi minuti usciamo dalla contrada di Borbino intersecando il noto sentiero del Viandante, che però abbandoniamo subito per imboccare la salita ripida, ben segnalata, per Cenghen. Si superano velocemente i prati per proseguire in una selva di latifoglie, con un sottobosco disseminato di arbusti di pungitopi ed ellebori bianchi.
La delicatezza dell'Elleboro bianco |
Sul sentiero per la Capeléta di Garoful
Sono sufficienti 40 minuti per trovarsi sullo sperone di roccia a picco sopra i tetti di Abbadia, accanto alla cappella e alla croce intitolate a Gesù. La nebbia nasconde l'orizzonte e ricopre in parte i monti sulla riva opposta, eppure il paesaggio è fascinoso, corredato da una punta di mistero in stile film fantasy.
La camminata continua su una via sterrata, che poi incontra una stretta carrozzabile bitumata agro-silvo-pastorale, immersa nei castagneti dell'insubria e di varietà locali la cui cura, valorizzazione e attività d'innesto è cominciata nel 2011. E i risultati sono ben visibili. I boschi appaiono puliti e gli alberi sani, pian piano ci si addentra nella valle umida dove le piante delle castagne si mischiano alle conifere sempreverdi. Odoriamo il profumo del muschio, delle foglie e della terra inzuppati d'acqua, e talvolta il panorama si apre su cascine attorniate dai pascoli. L'altezza sul livello del mare è moderata, tuttavia sembra di trovarsi in un ambiente di media-alta montagna, silenzioso e in buona parte ancora selvaggio.
Poi a un tratto troviamo un sentiero ripido che sbocca sul lato sinistro della strada, in corrispondenza di pannelli tra cui compare l'indicazione per la cascata. Una discesa su gradoni in pietra precede un'altra salita e un tratto in saliscendi che si spinge fino al termine della forra, sbarrato da un muro verticale di roccia dalle sfumature di bianco e grigio chiaro.
Salite e discese per raggiungere la cascata
Avvicinandosi ci si accorge che una fenditura si apre nel blocco calcareo per l'intera altezza e al suo interno precipita una lingua d'acqua che forma una pozza trasparente circondata da sassolini. Il posto perfetto per far divertire i bambini e la cui bellezza, a nostro parere, è accresciuta dall'assenza di persone. Nessun rumore di origine umana, solo il suono della foresta, e ci pare di essere degli esploratori che hanno il privilegio di vedere per primi un piccolo capolavoro naturale.
Spaccatura nella roccia segnata dalla cascata di Cenghen
Con calma riprendiamo il trekking prima su un sentiero e successivamente su una comoda mulattiera per lunghi tratti pianeggianti. Si procede sempre protetti dal bosco, fino a sbucare in un ampia area prativa in località Robbianico, animata dalla presenza di qualche baita e con la veduta aperta nuovamente verso il lago.
Da qui è possibile scegliere: di deviare a destra in direzione della frazione di Crebbio, magari facendo una sosta al ristoro La Perla e allungando così di un poco l'anello della cascata di Cenghen (opzione affrontata in passato, comoda, con la fine del sentiero nei pressi di un grande e antico lavatoio in pietra), oppure come noi di proseguire dritto su una discesa ripida che riporta sul tracciato del Viandante a poca distante dal parcheggio di Piazza Fontana a Borbino... concludendo così anche quest'altra incantevole camminata invernale.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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