Oggi io, mio marito e nostro figlio Leonardo, scopriamo una montagna che di solito attraversiamo in macchina. Avete capito bene. Ci troviamo in provincia di Lecco e ho perso il conto delle volte in cui abbiamo percorso la galleria del Monte Barro sulla strada statale 36. Ovviamente in auto non è possibile immaginare la natura, i punti d'interesse storico e religioso e gli ampi panorami che regala il percorrerlo a piedi. Numerosi sentieri si intersecano sui suoi fianchi e le possibilità di escursioni dalla base alla cima, identificata dalla grande croce a 922 metri di quota, sono davvero molte. C'è pure una carrozzabile che lo segna verticalmente ma ovviamente io vi consiglio di munirvi di zainetto con acqua e spuntini e di camminare.
Lasciamo la macchina nel parcheggio gratuito antistante Villa Bertarelli a Galbiate, nota per il giardino all'italiana e gli eventi pubblici organizzati qui, sebbene sia aperta al pubblico solo saltuariamente. Dopo alcuni passi si abbandona il paese per seguire un tracciato stretto asfaltato nel mezzo della campagna e poco oltre un cartello segnala l'inizio del Parco naturale del Monte Barro. In quindici minuti compaiono poi gli edifici antichi del paese medievale di Camporeso, ristrutturati e dipinti con tonalità pastello. Trattasi di un piccolo e grazioso borgo agricolo sede del Museo Etnografico nel quale sono conservate le tradizioni delle popolazioni dell'Alta Brianza. Al nostro arrivo l'esposizione è chiusa, tuttavia è possibile osservare alcuni carri e attrezzi da lavoro nel porticato esterno della casa ospitante il museo.
Museo etnografico |
Salendo verso Camporeso |
Un passaggio voltato conduce all'uscita del minuscolo centro abitato oltre cui si apre una mulattiera sterrata con belle vedute sulla pianura sottostante ravvivata dai laghi di Annone, Pusiano e Alserio. E' un piacere passeggiare immersi nel verde di prati, ulivi e vigneti, questo è un angolo di campagna tranquillo e suggestivo alle porte della frenetica Brianza.
Vigneti a Camporeso |
Giunti a una biforcazione del tracciato imbocchiamo il sentiero ondulato sulla destra che si inoltra tra gli alberi di latifoglie e dove il sottobosco è tinto dal giallo delle primule, il viola delle violette e il bianco dei crochi. In breve tempo ci si trova con la testa all'insù a osservare i climbers che scalano le falesie verticali e candide, a testimonianza della natura calcarea dolomitica di questa montagna.
Da qui in poi il trail sale ripido e tortuoso, il fondo è sdrucciolevole e impegnativo, tuttavia la fatica è ricompensata dal paesaggio che diviene via via sempre più ampio. Con un buon passo in circa una ventina minuti raggiungiamo l'altopiano prativo abbracciato dai boschi, dove le campagne di scavi eseguite tra il 1986 e il 1997 hanno riportato alla luce il più grande insediamento di epoca gota d'Italia. Quello che resta degli edifici costruiti nel V e VI secolo d.C è racchiuso nel Parco Archeologico di 8 ettari, e dei pannelli esplicativi aiutano a comprendere il ritmo della vita di quei tempi grazie a disegni ben fatti e spiegazioni semplici.
Parco Archeologico |
Esempio di edificio del Parco Archeologico |
Le sorprese del Monte Barro non sono ancora finite e superando una semplice salita di una quindicina di minuti (anche meno se procedete spediti senza girovagare tra le betulle e la grande area archeologica), gli adulti potranno godersi la vista al belvedere ai piedi della statua degli alpini, mentre i bambini come Leonardo si scateneranno al nuovo parco giochi composto da diverse attrezzature in legno.
Il bosco intorno al Parco Archeologico |
Parco giochi nei pressi del monumento agli alpini e al belvedere |
Una carrozzabile asfaltata arriva fin qui per poi procedere fino all'Eremo, ma per fortuna è possibile 'tagliare i tornanti' su dei sentieri che in dieci minuti consentono di giungere al complesso religioso con la piccola chiesa di Santa Maria, il convento francescano, ristorante e bar. E' d'obbligo sorseggiare una bibita o un caffè sulla terrazza panoramica da cui la vista è davvero splendida nelle giornate terse. Nel nostro caso la foschia ha reso indefinito l'orizzonte e indebolito i colori, senza comunque togliere la piacevolezza della veduta, spalancata sulla Brianza e i suoi laghi.
Veduta dall'Eremo |
Per chiudere il percorso ad anello scelto da noi imbocchiamo la mulattiera in discesa dall'Eremo, per poi seguire le indicazioni sulla sinistra per Roccolo di Costa Perla. E' un tratto poco battuto facente parte del sentiero delle Torri, lungo cui è possibile osservare i resti del muro difensivo di circa un chilometro, un tempo intervallato da tre torrioni, eretto con lo scopo di difendere il versante sud del Barro. La vista sul fondovalle continua a essere incantevole, romantica al tramonto, e offre scorci sul promontorio di Roccolo, sede dell'osservatorio ornitologico e raggiungibile in meno di mezz'ora, pause per scattare foto escluse :-).
Le ultime fatiche snocciolate in principio sulla strada stretta e tortuosa e poi ancora su sentieri, ci riportano al parcheggio antistante villa Bertarelli. Quest'ultimo pezzo dell'escursione è mal segnalata, meglio quindi chiedere, come abbiamo fatto noi, a qualche passante e solo nel finale affidarsi al navigatore.
Tramonto sul sentiero verso Roccolo di Costa Perla dall'Eremo |
Il promontorio di Roccolo di Costa Perla |
Non mi resta che augurarvi delle piacevoli camminate alla scoperta del Parco naturale del Monte Barro.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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