giovedì 15 giugno 2023

Natura e storia in Val Bregaglia

Con una lunghezza di 30 chilometri, la val Bregaglia è un'insenatura alpina per metà italiana e per metà svizzera. Sulla prima parte compresa tra la cittadina di Chiavenna, in provincia di Sondrio e famosa per le splendide cascate dell'Acquafraggia, e la dogana in località di Castasegna sventola la bandiera dell'Italia. La seconda porzione invece appartiene alla Svizzera e prosegue fino al Passo del Maloja a 1815 metri di altitudine. A tutte queste località ho dedicato diversi post e se volete scoprirle è sufficiente digitarne il nome nel riquadro in alto a sinistra 'cerca nel blog'. 
Ma è della media vallata di cui ho piacere di raccontare oggi, battente lo stemma elvetico e in cui si respira l'aria fresca delle pinete e gli occhi possono riempirsi del verde brillante dei pascoli non ancora tagliati e zeppi di margheritone, ranuncoli gialli e non ti scordar di me azzurri. Baite in legno spuntano qua e là e i borghi sono raccolti lungo le vie lastricate e i campanili con il tetto appuntito su cui è appollaiato il gallo, simbolo delle chiese Riformate.
A una decina di minuti dal confine la carrozzabile passa al di sotto delle particolari 'kissing rocks' due rocce che si allungano fino a toccarsi sopra le automobili in transito e che con un po' di fantasia somigliano al bacio di due innamorati. 
Passati indenni sotto le grosse pietre è impossibile non notare sulla sinistra Palazzo Castelmur, raggiungibile grazie all'elegante ponte in pietra sorretto da arcate e detto 'della baronessa'. Colpisce per la sua somiglianza a un castello in stile neogotico-moresco dalla bella facciata tinteggiata di rosso, merlata, stretta da due alte torri e fiancheggiata da un ampio giardino. L'edificio, costruito nel 1723 da Giovanni Redolfi e poi ampliato dal barone Giovanni Castelmur tra il 1850 e il 1854, nel momento in cui scrivo non è visitabile. E' stato acquistato dal Comune di Bregaglia nel 1961 e ora ospita l'Archivio storico locale, un museo e talvolta delle mostre temporanee. 

Palazzo Castelmur e il ponte in pietra detto 'della Baronessa'

Proseguendo di poco in direzione del Maloja giungiamo nel borgo di Vicosoprano nel quale sperimento la sensazione piacevole di compiere un salta temporale all'indietro guardando i bambini che giocano a pallone nelle vie, si rinfrescano alle fontane gettandosi addosso l'acqua gelida, scavalcano bassi muriccioli e schiamazzano nei giardini aperti delle case. Sono momenti di quotidianità semplice e spensierata che mi ricordano molto la mia infanzia, quando per strada a giocare ci si poteva stare senza preoccuparsi delle macchine e se eravamo stanchi dell'asfalto si correva liberi nei prati.  
Accantono la nostalgia per condurvi nel bosco detto del Cudin, sulla riva opposta del fiume Mera rispetto al nucleo storico del paese, dove sono conservati due simboli di un passato tetro e violento. Sto parlando dei due pilastri della forca che si ergono ai margini di una bella radura attrezzata con tutto il necessario per il barbecue... legna compresa. Anche nei Grigioni i secoli XVI e XVII furono segnati dalla macabra caccia alle streghe e in quel periodo molte persone innocenti, per la maggior parte donne, furono accusate e quindi frettolosamente condannate per 'atti di stregoneria'. Sono le vittime della superstizione e dell'ignoranza e le due colonne in pietra ricordano queste sentenze oscene. Non solo le streghe ma pure i criminali comuni venivano impiccati, decapitati o arsi vivi proprio qui, con la sola differenza che mentre le salme di questi ultimi venivano seppellite ai piedi dei pilastri, le ceneri delle persone accusate di stregoneria erano gettate nel torrente.
Esecuzioni a parte, il bosco del Cudin è ora una radura tranquilla dove rilassarsi o passeggiare su sentieri pianeggianti, inspirando il profumo intenso della corteccia dei pini e riempendosi del 'potere calmante' della natura. 

I due pilastri della forca nel bosco del Cudina

Ripercorrendo con l'auto la strada dell'andata ma in senso opposto, l'attenzione viene attirata da un promontorio sopra cui poggia un torrione quadrato e poco più sotto dalla sagoma bianca di una chiesa. Siamo in località Promontogno e queste due costruzione sono visibili dalla via principale soltanto scendendo dal Maloja, apparendo improvvisamente in mezzo ai boschi e ai prati fioriti, stupendo guidatori e passeggeri. 
Della torre di cinque piani risalente al XIV secolo si conserva solo l'esterno e assieme a pochi ruderi murari nascosti tra gli alberi costituisce i resti del possente castello feudale di Castelmur, eretto nel XIII secolo. Oggi è possibile far capolino al suo interno e soprattutto godere di un bel panorama grazie all'installazione di una scala esterna che ne raggiunge metà dell'altezza. La chiesa di Santa Maria di Castromuro, conosciuta anche come di Nossa Donna, appare invece ben conservata in quanto venne ricostruita tra gli anni 1845 e 1850 dal barone Giovanni Castelmur le cui reliquie, assieme a quelle della moglie, sono conservate nella cripta.
E' un luogo quasi mistico, solitario, dov'è possibile ammirare quel che rimane del passato in completa tranquillità. 
Da qui transita la Via Bregaglia, il tracciato della lunghezza di 34 chilometri che da Chiavenna sale al Passo del Maloja, regalando gli scorci naturalistici più suggestivi del fondovalle e congiungendo fra loro i maggiori luoghi di interesse storico, proprio come quelli visitati da noi in questa giornata.
Con la speranza di avervi regalato delle idee per le vostre prossime passeggiate, lascio ora parlare le immagini, salutando così la verdissima val Bregaglia.

Il promontorio verde con la chiesa e la torre

Chiesa di Nossa Donna a Promontogno
Vista dalla torre sulla strada di accesso 





Torrione del vecchio castello di Castelmur
Vista dalle scale di accesso alla torre




Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post.
 Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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