mercoledì 15 maggio 2019

A Chiavenna nel mulino di Bottonera e nella galleria dei Vigili del Fuoco

La prima serata di LIBRI IN VALLE, svoltasi nella graziosa cittadina di Chiavenna, è stata la scusa per scoprire due attrazioni di questo comune a due passi dal confine svizzero, sorto alla confluenza delle vallate del passo Maloja e del valico dello Spluga. 
Chiavenna vista dal fiume Mera
Sono stata felice di dare il mio piccolo contributo alla neonata manifestazione Libri in Valle, l'evento itinerante che in cinque serate organizzate in altrettante località della provincia di Sondrio, promuove la cultura e in particolare dà voce a noi autori locali, affiancandoci a scrittori di fama nazionale. Una nuova e magnifica iniziativa che mi ha fatto conoscere le valtellinesi Eloisa Donadelli, con 'Le voci delle betulle' ed Eleonora Rossetti, con 'Chimera', e di incontrare Rosa Teruzzi, caporedattore della trasmissione Quarto Grado e autrice del libro 'Non si uccide per amore'. Quest'ultima mi ha colpito per i modi semplici e gentili, l'ironia e l'intelligenza. Bravissima anche la cantante e musicista Francesca di Bleu Klein, la quale ci ha allietato con le melodie della sua chitarra. Gli organizzatori Valtellinarte e Gabriele Dolzadelli sono stati davvero magnifici a rendere possibile tutto questo, insieme al frizzante moderatore della serata Manuel Cinque. A tutti voi: GRAZIE!
Per informazioni sulle altre serate consultate il sito internet: http://www.valtellinarte.it/LibriInValle.asp

Il magnifico gruppo della prima serata di Libri in Valle
Ora torniamo alle attrazioni...
In un vecchio post avevo descritto CHIAVENNA come un piccolo scrigno ricco di tesori storici, artistici e culinari (link al diario di viaggio: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2016/04/i-tesori-della-valchiavenna.html). Dal vivace centro storico adagiato lungo il fiume Mera, di cui si può godere dell'affascinante vista sull'orrido da una passerella di recente costruzione, al bel porticato della Collegiata di San Lorenzo con la fonte battesimale. Dallo straordinario gioiello della Pace custodito nel Museo del Tesoro al Parco Paradiso, con le caratteristiche marmitte dei giganti e la caurga, la spaccatura nella roccia. Dal Palazzo Vertemate Franchi nella vicina frazione di Piuro alle cascate dell'Acquafraggia. Per non parlare dei tipici crotti con la loro cucina gustosa e genuina, l'ambiente casalingo, e dove è d'obbligo assaggiare i pizzoccheri bianchi. 
Pensavo di aver già visto tutto, invece Chiavenna mi ha stupito ancora.

All'inizio del nucleo storico sorge il MULINO MORO DI BOTTONERA. L'apertura al pubblico tutti i giorni di pomeriggio, escluso il martedì, e il modico prezzo d'ingresso di soli 3 euro incoraggiano la visita di questo luogo simbolo della storia e dell'economia di Chiavenna.
Siamo stati accolti da Filippo, un giovane molto preparato e cortese che ci ha accompagnato per il museo disposto su tre piani, spiegandone in maniera chiara e dettagliata le origine, l'evoluzione e il declino. 
Subito si è investiti dal forte odore di legno, il materiale di costruzione dell'edificio e dei macchinari, ed è impressionante pensare che tutto è rimasto come un tempo, quando gli operai organizzati su tre turni ne garantivano il funzionamento 24 ore su 24. 
Il mulino di servizio al pastificio fu creato da Carlo Moro nel 1868 nel quartiere artigiano di Bottonera, chiamato così per via degli scarti della pietra ollare a forma di bottoni usati per pavimentare le strade. Le acque del fiume servivano a fornire la forza motrice necessaria alle attività lavorative, almeno fino al 1940, quando furono sostituite dall'elettricità. 


I sacchi di farina provenienti dall'America per il piano Marshall
Si rimane affascinati dall'ottimo stato di conservazione delle attrezzature e dall'intricata sequenza di trasformazione del grano in farina che cercherò di riassumere in maniera molto sintetica, invitandovi ad approfondire i concetti sul sito: http://www.valchiavenna.com/it/cultura/Mulino-Moro-di-Bottonera.html.
Il grano veniva raccolto in fosse di caricamento e poi trasportato con nastro trasportatore a tazze fino al tetto, dove veniva scaricato nel silos alto quanto l'intero fabbricato. Da qui passava al sistema di vagliatura composto dall'aspiratrice al primo piano che eliminava polveri e impurità, ai separatori a spirale al piano interrato col compito di separare il grano da sementi di altri cereali, e infine alla battitrice a centrifuga che lo puliva dalle ultime impurità rimaste.
Dopodiché iniziava il processo di lavaggio e condizionamento. Il primo serviva a sbiancare il chicco nella lavagrano posta al piano interrato, il secondo consisteva in cassoni di condizionamento, al secondo piano, nei quali il grano veniva lasciato per 8-10 ore allo scopo di diffondere l'umidità in tutto il suo volume.
Il grano subiva poi la spuntatura, ovvero attraversava una pulitrice a battitori che asportava il pulviscolo e le parti del chicco non utilizzabili. Poi veniva pesato e per gravità passava al laminatoio per la macinazione, dove ogni passaggio era seguito dalla setacciatura per  mezzo di plansichter che eseguivano una classificazione per dimensioni. 


Macchine Plansichter
Le semole così ottenute si suddividevano in mandorle con crusca o nude, prive di crusca. Passavano nelle semolatrici costituite da trabatti oscillanti chiusi ermeticamente, i quali le distribuivano su telai in strati sottili per farle asciugare. In tal modo si otteneva la semola pulita, che poteva essere rimacinata, e gli scarti: entrambi pronti a ripetere gli ultimi passaggi al fine di diventare un prodotto finito.


Macchine Semolatrici
E' interessante comprendere che il trasporto del prodotto avveniva dall'alto verso il basso grazie alla gravità, viceversa con il nastro trasportatore a tazze, mentre sullo stesso piano era utilizzata una vite senza fine. Questi mezzi, assieme alle macchine, costituivano il complesso sistema di trasformazione del grano in farina. Davvero complicato e al contempo ingegnoso. 
Di certo vederlo con i propri occhi aiuta a comprenderlo meglio, perciò vi invito a scoprirlo!


Ambienti e attrezzature in legno del Mulino di Bottonera
Dal Mulino di Bottonera soli cinque minuti di cammino fra le viuzze del centro storico ci dividono dalla Galleria Storica dei Vigili del Fuoco
Le mura anonime di un vecchio capannone industriale nascondono per bene la bellezza del museo che non ha nulla da invidiare a quelli delle grandi città. Una volta entrati si rimane piacevolmente stupiti dall'ampiezza dell'esposizione e dall'ottimo stato di conservazione dei reperti. Colpiscono le ricostruzione degli ambienti operativi, realizzate talmente bene da trasportare chi le guarda in un borgo di molti anni fa, quando le caserme erano riscaldate con la stufa a legna, si componevano i messaggi con la macchina da scrivere e le chiamate di soccorso venivano ricevute sul telefono a rotella. 
I più giovani non sanno nemmeno cosa siano questi oggetti, ma io ci sono affezionata! Sulla stufa a legna, quella con i cerchi in ferro per intenderci, la mia famiglia cuoce ancora l'autentica polenta nel paiolo. Con la macchina da scrivere ho immaginato da bambina di essere una scrittrice e con il telefono a rotella ho chiamato il mio primo fidanzatino.  


Tipico ambiente operativo ricostruito nei locali della Galleria Storica dei vigili del fuoco
Il Corpo dei Pompieri di Chiavenna nasce nel lontano 1858 ma è nel 1941 che entra a far parte del corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tale passaggio fu più un cambiamento di apparenza che di sostanza, infatti mutarono le uniformi e i fregi ma le povere attrezzature e i pochi uomini rimasero gli stessi. Non cambiò neppure la prevalenza volontaristica: tutt'oggi di vitale importanza sebbene i volontari siano ben meglio addestrati di quelli di un tempo. 
La sua storia è documentata nella Galleria presentata per la prima volta al pubblico nel 1991 e divenuta permanente, negli spazi attuali, nel 2007. Qui si conoscono i mezzi e le attrezzature utilizzate dai pompieri di un secolo fa. E' incredibile la bicicletta Bianchi-Milano dotata di attrezzatura antincendio in uso dalla fine del 1800 fino al 1920, così come i primi carretti in legno per pompiere, la slitta trainata da cavalli per il trasporto di materiali sulla neve del 1890 e le antiche pompe a funzionamento manuale. Gli automezzi in servizio sino al 1970 sfoggiano il caratteristico colore rosso brillante che li accomuna a quelli moderni, mentre gli oltre 90 modellini di mezzi antincendio emozionano adulti e bambini.

Bicicletta Bianchi Milano tipo 'pompieri' con attrezzatura antincendio del 1920
Slitta ippotrainata per trasporto materiali antincendio su neve del 1890
Autopompa di produzione artigianale del 1908
Oltre ai pezzi esposti mi hanno colpito due frasi. La prima è dipinta sull'arco di passaggio da una sala all'altra, è profonda e invita alla riflessione: 'custodire i ricordi per progettare il futuro'. La seconda invece è stampata su un bidone rosso ed è davvero divertente: 'dio ti vede se bevi la birra piccola'. Anche questa, se pur in maniera ironica, fa pensare. 

Includete il museo nella vostra visita a Chiavenna: sarebbe un peccato perderlo, anche perché l'ingresso è gratuito. E' aperto di sabato dalle 15 alle 18, nei mesi di maggio, giugno, luglio, settembre, ottobre.
Per altre info consultate il sito internet: http://www.valchiavenna.com/it/cultura/Galleria-Storica-Civici-Pompieri-Valchiavenna.html

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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