mercoledì 21 aprile 2021

Tra i vigneti di Sondrio

Un'infinità di bellezze si annidano tra i 'crap' che sporgono sopra la cittadina di Sondrio, in Valtellina. I vigneti a sbalzo, sostenuti dai muretti a secchi, producono i vini pregiati DOC e DOCG conosciuti in Italia e nel mondo. I terrazzamenti decorano la fascia più bassa del versante retico valtellinese, dove la combinazione tra l'ottimo soleggiamento e le giuste precipitazioni fanno maturare le uve nebbiolo. Il panorama è suggestivo in ogni stagione, chiuso in lontananza dal massiccio dell'Adamello da una parte e il culmine di Dazio dall'altra.
In questo lunghissimo anno di pandemia, di zone rosse e arancioni, divieti e restrizioni sugli spostamenti, abbiamo percorso moltissime volte i sentieri a ridosso del capoluogo. Le camminate hanno rappresentato il nostro unico svago motorio, e mentale, di un periodo durissimo dal quale si comincia a intravedere la fine.
La passeggiata che vi presento oggi può essere suddivisa in tratti o rappresentare un anello percorribile in un paio d'ore. L'incrocio con diversi sentieri come quello della memoria e la via dei terrazzamenti consentono di allungarla a proprio piacere e a secondo dell'allenamento.
 
Dopo aver parcheggiato nell'ampia area di sosta del campo Coni, nella periferia ovest della città, si prosegue a piedi lungo la Valeriana, in direzione di Triasso, e al primo tornante si abbandona l'asfalto per imboccare un tracciato sterrato sulla sinistra. Si tratta dell'antica via Valeriana, l'antico tracciato che collegava Brescia ai passi Tonale e Aprica, e scendeva sino a Sondrio. 
Pianeggiante, con qualche sali scendi, a strapiombo sulla vallata, conduce in pochi passi al Santuario della Madonna della Sassella. E' d'obbligo salire nel portico e osservare attraverso i grandi archi il panorama alpino circostante: il fiume Adda e il parco Bartesaghi, le montagne foderate di boschi e pinete con le cime innevate, i paesi sparsi in pianura e le baite disseminate sui pascoli intagliati fra i pini. La chiesa fu costruita nel 1400 e si colloca sopra una struttura robusta, costituita da una serie di volte a tutto sesto. Il porticato aggiunto un paio di secoli dopo appare spropositato per le dimensioni contenute del santuario, e protegge dalle intemperie il portale di accesso con l'altorilievo in marmo bianco raffigurante la Natività. L'edificio religioso, incassato fra le case e i i vigneti che producono il Sassella, vino di Valtellina Superiore DOCG, non colpisce di certo per la sua bellezza ma sprigiona un romanticismo unico.

Sotto le volte della chiesetta della Sassella

Il portale della chiesa della Sassella

Il sentiero prosegue in salita regalando via via panorami più ampi, e verso il basso sulla piccola località della Sassella appena superata. Fermatevi spesso, respirate ad ampi polmoni e godetevi la natura intorno a voi pensando che le bellezze che vi circondano sono state messe lì proprio per essere godute e apprezzate dai vostri occhi. 
Questa nuova visione a noi è servita per sciogliere lo stress, le preoccupazioni, e per approcciarsi alla vita con maggiore serenità.

Panorama salendo dalla Sassella a Triasso

Senza nemmeno accorgersi si giunge al piccolo abitato di Triasso, una manciata di case nuove o ben ristrutturate che si dipanano attorno al nucleo vecchio. Ad accoglierci la cappella dai dipinti magnificamente restaurati. Un'esplosione di colori pennella pareti e soffitto, tratteggiando scene cariche di significato religioso. Nella piazzetta adiacente, l'unica della frazione, gli affreschi continuano sul muro dell'edificio polifunzionale celebrando la ricchezza del territorio. Dei grappoli d'uva maturi in primo piano con il Santuario della Sassella in lontananza.

All'interno della cappella di Triasso

Affresco nella piazzetta di Triasso

Percorrendo i vicoli acciottolati della Triasso antica si sente ancora l'odore del vino e dell'umidità sfuggire dai portoni malmessi delle cantine seminterrate. 
Le opzioni per camminare sono davvero tante, si può proseguire verso il paese di Castione, ridiscendere a Sondrio per altre vie, inerpicarsi su tracciati ripidi fino ai prati di Triangia, seguire la strada asfaltata per raggiungere Sant'Anna oppure come noi, optare per percorsi alternativi, non segnati. Quando le viti sono ancora spoglie è consentito inoltrarsi tra i filari e sulle scalette che i contadini percorrono con le brente piene durante la vendemmia. E' raro incontrare qualcuno, i panorami sono delle vere e proprie cartoline e il senso di libertà che si respira è travolgente. 
Arrivati alle porte della frazione di Sant'Anna è comodo seguire la mulattiera in discesa sorvegliata dalla struttura possente del Convento di San Lorenzo, ben posizionato su un terrazzo roccioso affacciato sul fondovalle. Ha origini molto antiche, risale infatti alla signoria De' Capitanei nel 1100. A viverci si susseguirono monache di diversi ordini religiosi e le mura sopravvissero alle guerre, la peste, le carestie e la chiusura. Dopo un lungo periodo di inattività nel 1888 venne ripopolato dalle Suore Svizzere con l'biettivo di aiutare le ragazze attraverso la scuola e la formazione professionale. In supporto a questo stile di pensiero nella prima metà del 1900 venne aperta una scuola materna, a cui seguirono attività di taglio e cucito, catechismo e aggregazione culturale, finché nel 2 ottobre 2009 venne chiuso.
Il vederlo aggredito da un progressivo stato di decadimento mi incute una pesante malinconia. Perché io, in quel dedalo di corridoi stretti, stanze poco illuminate e cortili inondati dal sole ci ho trascorso un pezzetto della mia vita, prima come alunna dell'asilo e poi per il catechismo. Ricordo la gioia del ritrovarsi con gli amici il sabato e la domenica pomeriggio a giocare e a organizzare le attività ricreative per i bimbi più piccoli. E' una tristezza che tutto questo non esista più. In alcuni momenti si è parlato di società intenzionate ad acquistarlo per crearvi un hotel di lusso ma fino a ora sono rimaste solo parole. 

Nei vigneti tra Sant'Anna e Triasso

Convento di San Lorenzo

Proseguendo la passeggiata in direzione di Sondrio ci si ritrova inghiottiti nella Baiacca, il quartiere sviluppato lungo un antico e ripido selciato che conduceva al convento di San Lorenzo e poi alle frazioni della Sondrio di sopra. Di quella via ne rimangono solo alcuni tratti e quello a ridosso del centro è di certo il più caratteristico. La contrada era abitata dalla gente comune e oggi, come all'ora, inizia oltrepassando il ponte coperto e l'incrocio con via Romegialli. Tra case vecchie in parte ristrutturate e giardini nascosti in corti interne si apre un balcone decorato da una pianta di gelso dal tronco grosso e bitorzoluto. Lì compare una cappella, con tanto di minuscolo campanile, dedicata alla Madonna del Rosario. Era la patrona della contrada e veniva festeggiata la prima domenica di ottobre con decorazioni di fiori e rami per 'chiamare' un'eccellente vendemmia.
Una volta superata l'oscurità tipica dei vecchi nuclei abitati, con le mura delle abitazioni appiccicate le una alle altre e unite da archi e volte, si ritrova la luce del sole in prossimità del ponte sul fiume Mallero con piazza Cavour sulla riva opposta. Da qui basta alzare lo sguardo per ammirare il complesso in ottime condizioni del Castello Masegra, al quale ho dedicato il post al link: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2017/05/al-castello-masegra.html, e ora sede del museo della montagna.  

Immagini della contrada della Baiacca a Sondrio


Castello Masegra

Per tornare all'auto posteggiata al Campo Coni basta proseguire in piano lungo le viuzze addossate alla montagna, se invece vi rimane del tempo vale la pena scoprire il cuore di Sondrio tra le piazze Garibaldi, Campello, Cavour e intrufolarsi nella sua parte più antica. Bar e ristoranti non mancano e non vediamo l'ora di tornare a frequentarli per assaporare di nuovo il piacere dell'ottimismo e della convivialità. 

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.  

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