"La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte".
Non esiste frase migliore per inquadrare l'essenza del vivere la montagna. Le parole del noto fotografo, alpinista e scrittore torinese Guido Rey sanno descrivere ciò che per noi oggi rappresenta il camminare fra i pascoli e le pinete. Non c'è discriminazione di età, sesso o etnia. Ciascuno può trovare consolazione e piacere nel respirare l'aria che odora di muschio e resina, nel distendersi su un prato a guardare il cielo spruzzato di nuvole, nel toccare i germogli che sbocciano a ogni primavere, nel riposare le membra dopo l'arrivo in vetta. E' facile sentirsi a casa, così com'è semplice far innamorare i bambini a un ambiente così sano e stimolante per corpo e mente. Ogni passo è una scoperta per nostro figlio Leonardo di cinque anni appena compiuti. Nuovi alberi, foglie, fiori e insetti, un altro muretto dove guardare nascondersi le lucertole, cinguettii diversi, prospettive differenti da cui osservare il mondo. Anche fatica e lamenti, mal di scarpe e voglia di farsi portare. Ma bastano solo un po' di pazienza e di fantasia per motivare Leo ad arrivare in cima. E alla fine leggere la gioia nei suoi occhi ci rende appagati, regalando a entrambi dei ricordi capaci di dare un senso agli anni.
|
I pascoli e la chiesetta di dell'alpe Dalò |
L'escursione di oggi in Valchiavenna, provincia di Sondrio, non fa eccezione.
Dalla graziosa cittadina di Chiavenna seguiamo la strada statale 36 del passo Spluga fino al piccolo abitato di San Giacomo Filippo dove bisogna svoltare a destra e seguire le indicazioni per Uggia, a 700 metri di altitudine. Qui si abbandona l'auto nella piccola area di sosta. In alternativa si può salire sino a Uggia Zura (di sopra), a 780 metri s.l.m., sperando con un po' di fortuna di trovare posto nel minuscolo parcheggio antistante la sbarra, oltre la quale è consentito proseguire solo con un permesso.
Il sentiero attacca subito in forte pendenza e serpeggia nel bosco concedendo pochi e brevi tratti pianeggianti. Tornanti stretti e lunghe scalinate consumate dal tempo e dal passaggio di persone e animali fanno guadagnare velocemente dislivello. Qua e là le testimonianze della vita di un tempo sopravvivono fra gli alberi. I ruderi di abitazioni private del tetto cercano di resistere all'inarrestabile e silente forza della natura. Si consumano poco a poco, ma alla fine della mano dell'uomo non rimarrà più nulla. I muri si disfaranno del tutto tornando dei semplici sassi, come prima che i contadini li raccogliessero per comporci il proprio rifugio.
|
Tipica casetta di un tempo a Uggia Zura |
|
La salita nel bosco per Dalò |
Dopo circa un'ora di camminata il bosco si schiude cedendo lo spazio ai prati verdissimi tra i quali spuntano delle baite magnificamente restaurate con pietra e legno. E' il primo nucleo dell'alpe Dalò, affacciato sulla vallata stretta del passo Spluga. Il cuore dell'alpeggio s'incontra poco più avanti, risalendo i pascoli fino alla chiesetta, il cui bianco delle mura spicca fra il grigio, il verde, il marrone, mentre il campanile si staglia nell'azzurro del cielo.
|
Il monte Dalò trova spazio fra i boschi della Valchiavenna |
|
Il bianco della chiesetta di Dalò spicca tra il verde dei pascoli |
|
La croce di Dalò nell'azzurro del cielo |
Proseguendo ancora, fino a raggiungere il limitare alto del monte a 1150 metri di altezza, dove termina il sentiero detto dei 1400 gradini che parte dal paese di Pianazzola, si scorge la grande croce di Dalò a picco sulla vallata. Guardandola dal centro storico di Chiavenna appare come un incrocio minuscolo di metalli sottili. Da qui invece se ne percepisce la robustezza. Il simbolo di fede è ben ancorato a un balcone artificiale, poggiato a sua volta sopra uno sperone di roccia aggrappato alla parete verticale della montagna. Il panorama godibile da quassù è incredibile e abbraccia a destra la Valchiavenna fino alle Alpi Orobie sullo sfondo e a sinistra il tratto italiano della Val Bregaglia. Si rimane ipnotizzati e gli occhi non smetterebbero mai di osservare un paesaggio così ampio, vario e frastagliato.
Pure Leonardo rimane a bocca aperta, ma la sua attenzione è catturata ben presto da un falchetto che volteggia sopra di noi. Diventa serio e mi dice: "mamma, vorrei esser come lui". Io, già immaginandomi un pensiero filosofico sulla libertà gli chiedo come mai. Leo, con la sincerità disarmante dei bambini mi risponde: "perché gli uccelli non devono camminare e quindi non fanno fatica. Sono fortunati perché non mettono le scarpe che fanno male ai piedi. E poi...". Si interrompe un attimo e allora io lo incalzo pensando a chissà quale concetto possa generare la sua mente. "E poi possono raccogliere i vermi senza che nessuno gli dica niente!". Conclude imbronciato.
Io e mio marito ci scambiamo uno sguardo di divertita rassegnazione. Almeno la camminata gli è servita capire di essere ben diverso da un uccellino :-)))).
|
Il panorama dalla croce di Dalò sulla Valchiavenna |
|
Vista dalla croce di Dalò sul tratto terminale, quello italiano, della Val Bregaglia |
Amo talmente tanto Chiavenna e le sue vallate da aver dedicato loro diversi articoli dei quali vi lascio titoli e link per curiosare. 'Sulla ciclabile della Valchiavenna' http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2020/10/sulla-ciclabile-della-valchiavenna.html, 'La strabiliante pace di Chiavenna' http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2017/01/la-strabiliante-pace-di-chiavenna.html, 'Nel mulino di Bottonera e nella galleria dei vigili del fuoco' http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2019/05/a-chiavenna-nel-mulino-di-bottonera-e.html, 'I tesori della Valchiavenna' http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2016/04/i-tesori-della-valchiavenna.html, 'Il parco marmitte dei giganti' http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2021/03/il-parco-marmitte-dei-giganti.html.
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
Nessun commento:
Posta un commento