La voglia di passeggiare su tracciati poco frequentati nelle vicinanze della città di Sondrio, dove abitiamo, ci spinge a scoprire i pendii del Monte Foppa. Compone la catena montuosa che, discendendo dal Pizzo Scalino, riconoscibile per la forma conica simile al più celebre Cervino, divide l'urbanizzata Valmalenco dalla quasi incontaminata Val di Togno. La cima raggiunge i 2460 metri ma noi vogliamo scoprire la parte più bassa del fianco sud-orientale, partendo dai 450 metri della frazione di Arquino e affrontando un'escursione di circa 3 ore e mezza di cammino (non adatta ai bimbi piccoli) distribuiti in una giornata.
Lasciamo l'auto nel parcheggio della contrada per attraversare il ponte dalla suggestiva arcata in sasso sopra la spumeggiante cascata generata dal fiume Mallero. Da qui passa il percorso turistico del Sentiero Rusca che sale fino al passo del Muretto, un tempo via di collegamento con il valico del Maloja in Svizzera.
Non seguiamo questo itinerario ma imbocchiamo, sul lato opposto della valle, la strada agro-silvo-pastorale della Val di Togno il cui transito è consentito solo ai mezzi autorizzati. Si cammina su una carrozzabile sterrata, a tratti bitumata, dalle pendenze leggere, che prende quota grazie a una serie di tornanti, regalando un panorama via via più ampio, almeno fino a quando abbandona il fianco solivo per inoltrarsi nella frescura della valle.
Qui abbandoniamo la strada per seguire un sentiero ripido tra i grossi castagni e dopo un'ora scarsa, comprese le soste per far riposare nostro figlio Leonardo di sei anni, scorgiamo tra i rami pronti a germogliare le baite di Mialli, 875 metri di altezza. Sembra di essere catapultati nel passato perché sebbene alcune abitazioni sono state ristrutturate, la maggior parte giace in rovina. Eppure, in un tempo nemmeno troppo lontano, brulicavano di vita. Dalle finestre sfuggiva il profumo della polenta e nelle strettoie le voci di uomini, donne e bambini si mischiavano ai versi degli animali. Gli abitanti di allora vivevano in un modo così diverso dal ménage attuale, tuttavia molte persone di oggi, comprese noi, provano il bisogno di sperimentare quelle abitudini semplici e faticose, libere e rurali.
Lasciato Mialli si prosegue su un tracciato ben tenuto, indicato e, all'improvviso, un belvedere inaspettato ci obbliga a una pausa. La vista si apre fra gli alberi verso il fondovalle e le Orobie innevate, con il binocolo vediamo persino casa nostra.
La fontana di Cao, Portola |
In altri trenta minuti arriviamo nei prati verdissimi dell'alpeggio Cao, una contrada di Portola, a 1126 metri di quota. Un idillio montano dai pascoli curati e l'antico nucleo abitativo adagiato su un poggio in posizione panoramica, con alcune abitazioni restaurate, la vecchia fontana da cui sgorga acqua pura e gelata e, ad abbellire il tutto, degli alberelli in fiore. Consumare il pic nic in un contesto così rilassato e immerso nella natura è meglio, per noi, di un ristorante stellato.
Raggiunto il punto più alto della passeggiata non resta che cominciare la lunga discesa. Abbandonato l'alpeggio, il sentiero alterna tratti di discesa irta, protetti da corrimano in ferro, a piacevoli porzioni pianeggianti. Il camminamento è tuttavia stretto e aggrappato al declivio scosceso, poco adatto ai bambini piccoli. Bisogna quindi prestare molta attenzione, tenerli per mano o caricarseli in spalla, almeno fino alla contrada abbandonata di Piazzo a 1020 metri di altezza. Pare di attraversare un paese fantasma, i tetti e i pavimenti degli edifici sono crollati all'interno delle mura perimetrale costruite cent'anni fa, una pietra sopra l'altra, dalle fatiche dei contadini. Scrutiamo attraverso una porta d'ingresso scardinata e vediamo i letti, una sedia e lo sgabello, il paiolo, vi sono ancora i cuscini abbandonati sulle assi di quel che resta della soletta e un piumino riempito con lo scarto delle pannocchie. Da un taglio infatti fuoriescono le foglie e i gambi secchi del cereale. Sono i frammenti di una quotidianità svanita che rilasciano una nube di tristezza.
La contrada fantasma di Piazzo
Da Piazzo il percorso si allarga in una carrozzabile sterrata che non percorriamo completamente, scegliendo di imboccare il sentiero sulla destra per la frazione di Bedoglio, a 920 metri, meglio conservata di Piazzo, con orti, piante e un pezzetto di mulattiera particolarmente suggestivo in primavera grazie ai tanti ciliegi fiore.
La graziosa frazione di Bedoglio
Chiesa parrocchiale di Spriana |
Ad accoglierci c'è la chiesa parrocchiale di San Gottardo con il suo bel campanile e, lì vicino, il parco giochi immerso nei prati, e tra massi enormi, al limitare del bosco.
La chiesetta della Madonna della Speranza, di fine XVI secolo arroccata sopra una roccia, rende il luogo ancora più ameno.
Leonardo è ben felice di provare tutti i giochi e di arrampicarsi sui sassi maggiormente accessibili.
E' uno spettacolo guardarlo divertirsi tanto a contatto con la natura.
Due immagini di Spriana vista dal parco giochi: la prima con la chiesetta della Madonna della Speranza, la seconda con la chiesa parrocchiale di San Gottardo
Poco sotto si attraversa la contrada Scilironi, che d'inverno s'illumina a creare un grande presepe, per giungere al ponte sopra il Mallero in località Prato. Qui delle moderne attrezzature per bambini, assieme ad amache e panche, rappresentano un ottimo punto di sosta sul Sentiero Rusca, sviluppato lungo la riva del fiume.
Ciclopedonale sentiero Rusca |
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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