lunedì 2 maggio 2022

Sulle montagne di Dascio

DASCIO è un piccolo borgo a 210 metri s.l.m. adagiato sulle sponde del fiume Mera, trasformatosi in poco tempo da tranquillo centro residenziale ad apprezzata località turistica, per fortuna, aggiungo io, non ancora invasa dal turismo di massa. 
Tale evoluzione è dovuta alla splendida location naturale, all'ingresso della Valchiavenna e a pochi passi dal principio del lago di Como, dirimpetto alla Riserva Naturale Pian di Spagna affacciata a sua volta sul grazioso specchio lacustre di Mezzola.

Due immagini della riva del Mera a Dascio



La scoperta delle montagne sovrastanti comincia a piedi, con nostro figlio Leonardo di sei anni appena compiuti, dopo aver lasciato l'auto nel parcheggio all'inizio del sentiero per il Sasso di Dascio. Un quarto d'ora ci separa da uno dei punti d'osservazione più semplici da raggiungere e al contempo suggestivi della zona. Consacrato dalla presenza di una cappella, il promontorio offre un panorama meraviglioso sull'area protetta Pian di Spagna, chiudendosi a sud sul Monte Legnone ancora innevato. La riserva, 
istituita nel 1985, rappresenta una delle aree umide più significative del nord d'Italia, è il crocevia di importanti rotte di migrazione e durante l'inverno ospita svariate specie di uccelli che necessitano di questo habitat particolare. E' impossibile non rimanerne affascinati e vale la pena organizzare una gita fra i suoi sentieri per immergersi completamente nella natura.

La Riserva Naturale di Pian di Spagna vista dal Sasso di Dascio

Si fatica a staccare gli occhi da un paesaggio del genere ma bisogna proseguire se vogliamo scoprire altri angoli ameni. La mulattiera s'inoltra con lievi pendenze nel bosco sino al possente castagno dell'età stimata, nel 2019, di 165 anni. In tal punto si biforca, a destra scendendo verso il tempietto di San Fedelino, meta molto amata dai turisti e a cui ho dedicato il post al link: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2014/04/alla-scoperta-del-tempietto-di-san.html, a sinistra salendo per Albonico
Scegliamo la seconda opzione, una stradina asfaltata con i tornanti tagliati dai sentieri, e in una ventina di minuti di lieve salita siamo nel cuore del paesello, una manciata di case distribuita lungo il fianco ripido della montagna con la chiesetta gialla a sorvegliarla. Qui le pendenze si fanno severe e una volta superate le ultime villette si prosegue su una carrozzabile dal fondo sterrato, immersi tra castagni, betulle, querce e ciliegi, questi ultimi splendidamente in fiore. L'aria primaverile intiepidisce l'ombra del bosco rendendo piacevole la passeggiata e alleviando la fatica.  

Aria di primavera passeggiando lungo il sentiero per gli Stagni di Peschiera

Un incrocio segnala la via per Brentalone mentre una freccia in legno, priva di scritte e puntata in direzione opposta, indica un sentiero la cui meta scopriremo al ritorno. Per il momento proseguiamo dritti e, dopo un'ora di camminata da Albonico, davanti a noi si schiude uno stretto pianoro occupato quasi per intero dagli stagni di Peschiera. Trattasi in realtà di un vero e proprio laghetto a 600 metri di altitudine, dotato di un fascino singolare: intimo, circondato e punteggiato da isolotti di erba alta, con punti della riva accessibili, ideali per rinfrescarsi, e dove i rami dei pini sfiorano l'acqua.

Scorcio degli Stagni di Peschiera

Poco oltre, inerpicandosi fra le rocce, si raggiunge un alpeggio con una sola baita e abbarbicato sopra uno sperone prativo a picco sulla Valchiavenna. Purtroppo il luogo è deturpato dai piloni dell'alta tensione, ma a parte questo la vista è favolosa e spazia dal sottostante Pozzo di Riva fino alla lunghissima Valle Spluga che comincia dalla cittadina di Chiavenna. Consumare il pranzo al sacco in completa solitudine e circondati da un tale panorama è per noi un privilegio. Non vorremo stare da nessun'altra: ciò significa che siamo felici.

Vista favolosa dall'alpeggio nei pressi degli Stagni di Peschiera

La passeggiata prosegue nel pomeriggio in discesa, fino all'incrocio superato in mattinata per il Dosso del Brentalone a 600 metri di altezza. I tratti di salita si alternano a quelli pianeggianti, fiancheggiando delle baita ben ristrutturata e l'ingresso di alcune gallerie seminascoste dalla vegetazione. E' quel che resta della Linea Cadorna, il sistema difensivo costruito durate la Prima Guerra Mondiale per proteggere il territorio italiano sia dall'attacco tedesco attraverso la Svizzera neutrale, sia da un'invasione degli stessi svizzeri. Di quest'opera militare ho parlato nel post 'Cammnare nei dintorni di Menaggio' al link: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2022/02/camminare-nei-dintorni-menaggio.html.
Lungo il percorso il panorama sulla superficie screziata e mossa dal vento del fiume Mera e del lago di Mezzola è meraviglioso. Si osserva dall'alto, immersi in un habitat asciutto, nel quale i segni dell'ultimo incendio sono ben visibili sui tronchi anneriti degli alberi, gli stessi da cui spuntano comunque germogli verdissimi. E' la forza della natura, è la potenza della vita. 
Il termine della stradina coincide con l'arrivo a Brentalone dove il Dosso è occupato in parte dalle antenne televisive di Rai Way, mentre una parte è destinata agli amanti dell'arrampicata.

Verso il Dosso di Brentalone

Un'ultima meta ci attende e per raggiungerla dobbiamo ridiscendere fino al solito incrocio e imboccare un sentiero ripido inglobato dai grossi alberi di castagno che si inerpica zigzagando in una valletta. Non vi sono indicazioni, fatta eccezione per una freccia in legno priva di scritte. La fatica è breve e in una ventina minuti ci si affaccia su un fascinoso balcone naturale che offre delle vedute splendide e ampie come le precedenti: l'azzurro terso del cielo e quello più scuro dello specchio lacustre, il bianco della neve sulla cima dei monti, il grigio delle rocce, le sfumature di verde e marrone create dalle piante e dall'erba. Il tutto a comporre una tavolozza di colori equilibrata, capace di rasserenare l'anima. In questo scenario spunta la chiesetta della Madonna degli Alpini, con il tozzo e basso campanile e l'atrio porticato antistante l'ingresso, accanto alla scultura di un'aquila posta in cima a una colonna di sassi. 
Sedersi ad ammirare ciò che ci circonda è un piacere e dopo la sosta ristoratrice si è pronti ad affrontare il ritorno seguendo il medesimo percorso dell'andata. 

Alla chiesetta della Madonna degli Alpini

La sorpresa conclusiva della giornata ce la regalano dei cervi, ben visibili dal sasso di Dascio, intenti a bere e a rinfrescarsi nelle acque che lambiscono la Riserva Naturale Pian di Spagna: lo spettacolo finale di una nostra giornata ideale.

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.  

Nessun commento:

Posta un commento