mercoledì 11 settembre 2019

Val Poschiavina e Passo di Campagneda

Mentre vi racconto di questa incantevole escursione mi invade un po' di malinconia perché sarà una delle ultime della lunghissima estate 2019. L'autunno è alle porte e la prima neve ha già imbiancato le cime della Valmalenco. E' vero, il cielo più limpido e la montagna più incontaminata si mostrano, e si godono, quando la massa è tornata nelle città e le foglie degli alberi cominciano a ingiallire. Sono le giornate che preferisco, ancore lunghe eppure fresche, dove il blu intenso dei mirtilli si mischia al verde umido del sottobosco e il frastuono dei campanacci appesi al collo delle mucche è l'unico rumore che anima i pascoli. Il pensiero però di dover attendere diversi mesi prima di rivedere tutto questo getta un velo di tristezza sul mio umore. 
Va bene così. La montagna, se la si vive appieno, ha il potere di regalare una miriade di emozioni contrastanti tra loro. Ti scava dentro, ti inebria con la sua bellezza, ti affossa per la fatica, ti esalta con le sue vette. Mentre si cammina si ha il tempo di pensare a tante cose, di riflettere, oppure, e meglio ancora, di svuotare la mente. Il nostro corpo sprigiona un carico di endorfine e siamo felici.
Vorrei fermare il tempo ma so che è possibile soltanto nei sogni. Allora cerco di fissare il momento trasformandolo in parole e soprattutto in fotografie, sperando che un giorno possano aiutare mio figlio Leonardo, di tre anni, a ricordare. 
Stavolta non vi tedierò con troppe descrizioni: parte del percorso coincide con quello di altre camminate a cui di recente ho dedicato alcuni post, dei quali man mano segnalerò i link. 
Quindi eccovi subito delle immagini, quelle dell'alpe Poschiavina, prima tappa del giorno. 




Lasciata la macchina nel parcheggio ai piedi della diga dell'alpe Gera, a 2000 metri di altezza, e superata la passerella a sbalzo per arrivare in cima al possente muraglione, ci ritroviamo a un bivio. L'ultima volta avevamo girato a sinistra per raggiungere il rifugio Bignami la cui sagoma è ben visibile sopra uno sperone di roccia davanti allo sfondo disegnato dal ghiacciaio del Fellaria (link dell'escursione: https://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2019/08/rifigio-bignami-e-percorso-glaciologico.html). Dobbiamo invece seguire la sponda sinistra del bacino artificiale per poi abbandonare la riva scoscesa e inerpicarci sui tratti ripidi in cemento fino alle baite in sasso e legno dell'alpe Poschiavina a 2200 metri di altitudine. Qui c'è vita. Persone e animali condividono per un breve periodo dell'anno gli stessi ritagli d'erba e le stesse anse del fiume. Rappresentano l'ultimo insediamento rurale prima di inoltrarsi nella lunghissima vallata omonima. 
Il sentiero avanza in pianori prativi, supera collinette di terra e sassi e sale dolce fino al cospetto di alcune cascatelle che indicano l'inizio del tratto più faticoso. 


Scorcio dell'ultimo tratto della Val Poschiavina
Non bisogna distrarsi e si deve procedere con cautela fra i massi, aggrappandosi alle catene e poggiando gli scarponi sopra i gradini in ferro ancorati nella roccia. Ovviamente Leonardo è nello zaino, al sicuro. Lui può continuare a godersi il panorama che si apre sempre più alle nostre spalle verso il poderoso gruppo del Bernina con i suoi ghiacciai e le diverse cime.
Bisogna aspettare di intravedere il cartello del passo di Canciano per camminare di nuovo agevolmente. Siamo a 2490 metri di quota e ci troviamo esattamente sul confine con il territorio svizzero. Compaiono dei laghetti alpini e le catene montuose davanti a noi delimitano la Val Poschiavo, quella in Svizzera, che dalla cittadina di Tirano sale fino al valico del Bernina e d'estate consente di raggiungere Livigno attraverso il passo della Forcola. 


Le cime della Val Poschiavo (in Svizzera)
Kira, la setterina di casa, si rilassa un poco prima di affrontare l'ultimo strappo mentre io scarico dalle spalle un riposato Leonardo. Il sentiero da qui in poi non presenta pericoli e può affrontarlo sulle proprie gambe. 
Si procede al cospetto del ghiacciaio del Pizzo Scalino che ahimè, anno dopo anno, compare sempre più distante, e si zigzaga fra specchi d'acqua e ruscelli. L'arco del passo di Campagneda a 2615 metri non è distante ma gli ultimi passi, si sa, sono sempre i più faticosi perché si brama l'arrivo. 


       Il ghiacciaio del Pizzo Scalino si apre verso la Val Poschiavo




Finalmente transitiamo sotto quel legno curvo, contenti e orgogliosi, nemmeno fossimo dei maratoneti che tagliano il traguardo. Lo scenario è stupendo e si schiude ampio intorno noi, dal gruppo del Bernina al monte Disgrazia, dallo Scalino alle creste svizzere. Il trascorrere del tempo perde d'importanza davanti alla grandezza della montagna. 


Vedute dal passo di Campagneda






Guardo e riguardo il paesaggio in ogni direzione per imprimermelo nella mente. Una lunga pausa qui è d'obbligo, ma prima o poi si deve proseguire. 
Scendiamo verso i laghetti di Campagneda la cui bellezza, a mio parere, compete con quella dei laghi di alta montagna più ameni d'Italia. A essi ho dedicato foto e descrizioni in un diario al link: https://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2019/08/una-passeggiata-ai-laghetti-di.html 

Discesa dal passo di Campagneda verso i laghetti omonimi
Due scorci dei laghi di Campagneda



Man mano che si scende di quota i fianchi scoscesi divengono dolci e i sassi scompaiono sotto un morbido manto erbosa. Si ritorna alla civiltà e le baite, insieme ai rifugi, ai pastori e agli animali dell'alpeggio di Campagneda, rassicurano noi escursionisti. Siamo a 2170 metri di altitudine e dalla pista sterrata che lo attraversa, in corrispondenza del ponte sul torrente, parte il sentiero in saliscendi che in circa mezz'ora consente di raggiungere la strada per la diga di Gera, nel punto in cui sorge il rifugio Poschiavino a 2000 metri. Da lì un paio di chilometri pianeggianti ci separano dalla macchina.
Dopo una giornata trascorsa a calpestare sassi, terra ed erba, ci pare strano camminare sopra l'asfalto. E' comodo ma sgradevole allo stesso tempo.  

Quest'ultimo tratto riesce a rilassare i muscoli e lo assaporiamo fino all'ultimo, ricordando i momenti di un'altra bellissima giornata trascorsa nella natura delle nostre montagne.      

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.  

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