lunedì 5 agosto 2019

Rifugio Bignami e percorso glaciologico

Per chi ama camminare la Valmalenco offre un'immensità di tracciati, dai più semplici a quelli da affrontare con attrezzature idonee. L'uscita di cui vi parlo oggi è una via di mezzo tra una scampagnata e un percorso impegnativo. Non servono abilità particolari, né equipaggiamenti specifici, salvo i bastoncini per nordic walking per chi è abituato a usarli. Un po' di allenamento, attenzione e la consapevolezza di trovarsi in ambienti d'alta montagna (e non in un parco giochi), sono le doti necessarie per godere appieno delle emozioni che la natura può regalare.
Il punto di partenza è il parcheggio ai piedi dell'imponente muraglione della diga dell'alpe Gera, all'apice del ramo destro della Valmalenco che sale dal paese di Lanzada. In una manciata di minuti ci lasciamo alle spalle il tratto di strada sterrata ad accesso limitato per inerpicarsi lungo la passerella a sbalzo che consente di arrivare in cima al possente muro di cemento. Guardando verso la vallata l'altro bacino artificiale, quello di Campo Moro, appare in tutta la sua interezza. Sul lato opposto invece i fianchi scoscesi dei monti scompaiono nelle acque grigie verdi del lago di Gera e sullo sfondo il ghiacciaio del Fellaria Est si insinua come una lingua bianca tra le rocce grigie. L'altissimo salto verticale delle cascate che alimenta fa spalancare gli occhi. Sulla sinistra, appollaiata sopra una propaggine verdeggiante, intravediamo la sagoma chiara del rifugio Biagnami, a 2401 metri di altitudine e prima meta di giornata.  


La diga di Gera con sullo sfondo il rifugio Bignami e il ghiacciaio Fellaria Est
Il sentiero per raggiungerlo si snoda lungo il pendio sinistro della diga e non presenta particolari difficoltà, né un elevato dispendio di energie, fatta eccezione per il primo e l'ultimo tratto con pendenze un poco più impegnative. Passo dopo passo il panorama si apre sulla riva opposta. Compaiono l'idilliaca val Poschiavina attraversata da un fiume che brilla colpito dai raggi del sole e le baite aggrappate ai cespugli erbosi dell'alpe Gembrè.  


Panorama salendo verso il rifugio Bignami, con l'alpe Poschiavina sulla riva opposta
Un ultimo sforzo e arriviamo al terrazzamento sopra cui si annida la Bignami, in una posizione privilegiata che domina il lago e contempla il ghiacciaio. Il luogo invita a fermarsi per una merenda al sacco. D'altronde quando ricapiterà di pranzare immersi in uno scenario come questo?


Il meraviglioso panorama dal rifugio Bignami
Lì vicino, nascoste in una valletta che le protegge dai venti freddi, spuntano le baite dell'alpe Fellaria. Basse, costruite con solide pietre squadrate, legno e piode. Le forme e i materiali sono adatti a sfidare le intemperie estreme e, durante la bella stagione, ospitano ancora persone e animali. Passandoci di fianco i proprietari, persone forti abituate al lavoro duro e temprate dagli anni e dalle fatiche, vi saluteranno con un sorriso, invitandovi a sbirciare nella piccola stalla dov'è appena nato un vitellino. Delle galline scorrazzano libere e il cane, Bruno, veglia su di loro, tenendo d'occhio tutti gli estranei che attraversano il suo territorio. E' uno spaccato di vita d'altri tempi ed è un privilegio poterlo conoscere e raccontare.


Le baite dell'alpe Fellaria
Le indicazioni ci spingono a proseguire nei grandi avvallamenti erbosi tagliati dai ruscelli e circoscritti dai fianchi sassosi e brulli dei monti. Gli escursionisti esperti potranno scegliere di superare le bocchette che collegano la valle delle dighe con quella dello Scerscen per raggiungere il rifugio Carate e il più famoso Marinelli Bombardieri. Noi invece attraversiamo l'altopiano e attacchiamo la ripida salita per il laghetto Fellaria, segnalato a 40 minuti. Il percorso è una parte del sentiero glaciologico Luigi Marson, creato nel 1966 con l'intento di avvicinare gli escursionisti al gruppo del Bernina che raggiunge i 4000 metri di altezza. Sensibilizza inoltre chi lo percorre all'ambienta glaciale e ai drastici cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni. Questa parte di tracciato non è adatta ai bambini piccoli in quanto ci si inerpica tra le zolle d'erba su un crinale estremamente ripido e scivoloso. Carichiamo Leonardo nello zaino per proseguire e dopo non poca fatica scolliniamo su un balcone naturale dalla vista mozzafiato. Il ghiacciaio del Fellaria Est si staglia proprio di fronte a noi, mentre le lingue del Fellaria Ovest cominciano a intraverdersi. Sullo sfondo è ben distinguibile la sagoma piramidale del pizzo Scalino con il nevaio affacciato verso la Svizzera.


I pianori erbosi oltre la Bignami, seguendo il sentiero glaciologico Luigi Marson
La diga di Gera e il Pizzo Scalino sullo sfondo 
Una breve discesa e poi camminiamo sul filo di cresta in uno scenario dominato dalla roccia, solitario, emozionante, fino al lago di sbarramento morenico a oltre 2600 metri di quota, dietro cui sorge il maestoso ghiacciaio del Fellaria Ovest. Il suo profilo si specchia nelle acque gelide, regalando una visione eccezionale.



Sentiero sul filo di cresta, verso il lago di sbarramento morenico
I ghiacci del Fellaria Ovest si specchiano nel lago
Per il ritorno ripercorriamo solo il primo tratto di sentiero, per poi discendere velocemente il pendio e seguire le indicazioni del tratto B del percorso glaciologico Luigi Marson. Giunti al pianoro ci troviamo davanti a un bivio: a destra per la Bignami e a sinistra per il lago di contatto con il Fellaria Est, ovvero il bacino naturale in cui sprofonda e si scioglie il ghiacciaio. 
Decidiamo di avvicinarci al rifugio, è tardo pomeriggio e dei nuvoli cominciano ad addensarsi sopra di noi. In montagna non bisogna essere imprudenti, meglio rimandare un escursione piuttosto che rischiare la vita.


Paesaggio maestoso sul Fellaria Est
Vista sul Fellaria Ovest
Dopo tanto silenzio nelle vicinanze dell'alpe Fellaria i campanacci di alcune mucche, intente a brucare l'erba nei pascoli, accolgono il nostro ritorno alla civiltà. Dopo tanto silenzio e un paesaggio stupendo quanto aspro, rassicurano l'animo. Ci sono i pastori, le baite e le stalle. Significa poter trovare un ricovero in caso di mal tempo e persone con le quali parlare. Gli escursionisti infatti se ne sono già andati tutti e fra poco anche noi faremo lo stesso, salutando anche questa sera la bellezza della montagna.     
        
Alla Valmalenco ho dedicato alcuni diari di camminate semplici e accessibili a tutta la famiglia, amici a quattro zampe compresi. Eccovi i link per curiosare.

Dighe di Campomoro e Val Poschiavina
Il ramo destro della Valmalenco
Chiareggio e il giro dei tre ponti
Rifugio Alpe Ponte e Cima Sassa
Al lago Palù
Al rifugio Bosio

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.   

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