venerdì 24 luglio 2020

Camminata in Valmalenco

Coronavirus a parte, noi il 2020 ce lo ricorderemo come l'anno dei viaggi mancati, che fino a questo momento abbiamo sostituito con delle splendide camminate sulle montagne valtellinesi. Molte di esse le conosciamo bene e alcune le potete scoprire nella sezione del blog 'Il bello del passeggiare': http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2014/07/il-bello-del-passeggiare.htmlQuella di cui vi parlo oggi è un anello, in parte inedito, vicinissimo a Sondrio. Per la serie: non si deve andare lontano per sperimentare percorsi nuovi e ritrovare le stesse emozioni che ci accompagnavano negli amatissimi on the road.
Leonardo ha compiuto quattro anni, un'età in cui comincia a manifestare le proprie preferenze. Bisogna iniziare a porgli dei brevi obiettivi da raggiungere, e meglio se comprendono un lago o un fiume con tanti sassi da poterci lanciare dentro. Il suo peso impedisce di caricarcelo sulle spalle, perciò dobbiamo scegliere delle escursioni percorribili anche da lui, sia come lunghezza che come difficoltà. 
Decidiamo quindi di salire in quota con la Funivia al Bernina per superare senza fatica mille metri di dislivello (tariffe e orari sul sito: https://valmalencoskiresort.com/it/valmalenco-ski-resort/info-tariffe/tariffe-orari/). La stazione di partenza è collocata in frazione Vassalini di Chiesa in Valmalenco, a 1236 metri di altitudine, mentre l'arrivo si ancora a una parete rocciosa a strapiombo, la stessa che divide in due rami ben distinti la Valmalenco. Appena scesi il vento pungente ci ricorda di aver superato i 2000 metri di quota e gli occhi si riempono di un panorama che abbraccia per 360° vette, dal Bernina al Disgrazia, pinete e alpeggi.  

Panorama dall'arrivo della funivia
Dall'arrivo della funivia una passeggiata di mezz'ora, con tratti ripidi che si alternano a brevi pianori, consente di superare i 236 metri di dislivello per giungere all'accogliente Rifugio Motta (sito internet: https://www.rifugi.lombardia.it/sondrio/chiesa-in-valmalenco/rifugio-motta.html). Il ristoro è appollaiato su uno sperone di roccia a 2236 metri e offre paesaggi affascinanti da qualunque parte ci si volti. I paesi nel fondovalle sono pozze incastrate come i pezzi di un puzzle nel verde degli alberi e i piloni della stazione della funivia si stagliano sopra il profilo dell montagna. Le acque scure di un lago Palù in ombra (post dedicato: http://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2017/09/inizio-dautunno-al-lago-palu.html) spuntano tra le cime dei pini che cingono da un lato il rifugio Motta. Salendo con lo sguardo fino al ghiacciaio del Bernina è possibile scorgere il rettangolo della capanna Marco e Rosa.
Ci sediamo ai tavoli della terrazza per goderci con calma tute queste bellezze e per gustare una seconda colazione a base di strudel ai frutti di bosco e torta di noci, entrambi una delizia. Dal profumo che sfugge dalla cucina di certo meriterebbe fermarsi per il pranzo, ma stavolta abbiamo con noi il necessario per un picnic, altra tappa che esalta i bambini e sprona il nostro Leonardo a camminare.

Vista dal rifugio Motta. Sulla destra la stazione di arrivo della funivia
Funghi di legno al rifugio Motta con vista sul lago Palù
Una breve discesa conduce alla pista che sale al passo di Campolungo. Ho utilizzato il termine pista proprio perché ci troviamo su un largo tracciato sterrato che d'inverno si trasforma nel paradiso degli sciatori. In nemmeno mezz'ora si supera il valico, guadagnando delle altre viste mozzafiato, immerse nei prati fioriti dell'alpeggio omonimo posto poco più in basso. L'azzurro della diga di Campo Franscia è ben visibile mentre il muraglione dello sbarramento superiore di Campo Moro si intravede appena. Su tutto si staglia il profilo conico del Pizzo Scalino con delle lingue di neve che resistono nei canaloni sassosi.
Com'è possibile non sentirsi appagati da un contesto simile? Qui i problemi della quotidianità sbiadiscono, diventando per qualche ora ricordi lontani, quasi come appartenessero a un'altra persona. Qui ci sembra di appartenere davvero al mondo, ritroviamo i veri noi stessi e ascoltiamo i bisogni dell'anima. Siamo più energia, pensieri, emozioni, che carne, di questo ne sono convinta, e lo stare in mezzo alla natura senza estranei attorno rafforza tale concetto.

Prati in fiore appena superato il passo di Campolungo verso Campo Franscia
Alpe di Campolungo
Splendido panorama sul Pizzo Scalino e le dighe dal Passo di Campolungo
Il sentiero per l'alpe Campascio
Proseguiamo lungo una ripida discesa, una striscia spoglia creata per consentire gli sport invernali, accompagnati sempre da viste suggestive. Poco sopra alla località Dosso dei Vetti incrociamo il sentiero nella pineta il cui sottobosco rilascia i profumi di muschio e terra umida. Il tracciato si snoda quasi interamente pianeggiante fino all'alpeggio di Campascio a 1850 metri, il luogo perfetto per un picnic. Il pianoro che lo contraddistingue è attraversato dalle acque gelide e limpide del torrente Scerscen. Ancora oggi i grossi massi sparsi intorno all'attuale letto del fiume, troppo grande per un tranquillo ruscello montano, testimoniano la catastrofica alluvione scatenatasi nel luglio del 1987 che investì l'intera Valtellina. Quell'anno la potenza furibonda dei fiumi travolse strade, ponti, case, animali e si prese la vita di 53 persone. Adesso tutto sembra tornato normale, le ferite aperte sono state parzialmente ricoperte da quella stessa natura che in pochi terribili giorni le aveva inferte.
Mentre Leonardo si diverte con sabbia, acqua e sassi noi ammiriamo le vette dal basso e in particolare la salita dei 'Sette Sospiri' che conduce al rifugio Carate e poi al più conosciuto rifugio Marinelli, base di partenza per la scalata al massiccio del Bernina che supera i 4000 metri.

Fiume, pietraia e quel che rimane dell'alpe Campascio
Verso il tardo pomeriggio ripercorriamo il magnifico sentiero fino al Dossi dei Vetti. Venti magnifici minuti immersi nel fresco e negli odori di pini, abeti, larici, mirtilli e muschi. 
Il monte si contraddistingue per la vista sull'inconfondibile Pizzo Scalino. Alcuni prati sono verdissimi, ornati da piccoli fiori gialli, bianchi, azzurri, mentre altri sono stati tagliati da poco. Le malghe testimoniano il paziente lavoro dell'uomo che in parte si è adattato al paesaggio e in parte lo ha domato. Mentre passiamo, tre persone rivoltano il fieno a mano per farlo seccare, proprio come si faceva una volta. E' un'immagine commovente e suggestiva allo stesso tempo. 

Al Dosso dei Vetti
La discesa a Campo Franscia di circa quaranta minuti è piacevole, non presenta difficoltà e si alterna fra boschi e prati. Le baite della nota località turistica della Valmalenco si distribuiscono dapprima nei pascoli in pendenza per poi raggrupparsi nella conca prativa poco distante dalla strada che dal paese di Lanzada sale fino a Campo Moro, punto d'avvio di meravigliose escursioni. Un esempio sono la salita al rifugio Bignami e poi al percorso glaciologico Luigi Marson che conduce ai piedi del ghiacciaio Fellaria (post: https://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2019/08/rifigio-bignami-e-percorso-glaciologico.html) e l'anello che dall'alpe Poschiavina sale al passo di Campagneda con vista mozzafiato sul ghiacciaio del Pizzo Scalino (post: https://amareviaggiarescrivere.blogspot.com/2019/09/val-poschiavina-e-passo-di-campagneda.html).
L'autobus con partenza da Campo Franscia è pronto per riportarci in località Vassalini, al parcheggio della funivia dove abbiamo lasciato la macchina. Per consultare gli orari dei pullman da Chiesa in Valmalenco e ritorno dell'estate 2020 consultate il sito:  http://www.stps.it/tratte/Details.aspx?id=579).
Prima di salirci però c'è il tempo per Leonardo di scatenarsi al parco giochi brulicante di bambini e per noi di rilassarci su una panchina godendo ancora di questo ambiente montano che tanto amiamo.   

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.   

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