Sebbene il lago di Como sia a noi molto più vicino, in questi ultimi anni ci siamo affezionati al SEBINO, diviso tra le province di Brescia e Bergamo, al termine, o all'inizio a secondo dei punti di vista, della Valle Camonica. A questo elegante specchio lacustre fortunatamente non ancora travolto dall'overtourism ho dedicato diversi articoli (Splendido lago d'Iseo, Monte Isola: il giro di uno dei borghi più belli d'Italia e Monte Isola fino al Santuario, Lungo l'antica strada valeriana) e ancora oggi sono qui a parlarvi di alcuni luoghi che mi piace definire delle vere e proprie perle di bellezza, in grado di regalare uno stupore autentico.
Partiamo dal borgo di LOVERE, uno tra i più belli d'Italia, disteso sulle rive più settentrionali del dell'Iseo. Lungolago e centro storico a parte, di indubbio fascino e grazie ai quali è divenuto famoso, custodisce un edificio religioso dalla sagoma lineare sopra cui svetta un campanile slanciato. E' il Santuario delle Sante loveresi, Bartolomea Capitanio e Caterina Gerosa (poi divenuta Vincenza), e le due scale d'accesso porticate abbellite da splendidi mosaici sono il preludio di un interno talmente magnifico da togliere il respiro.
La prima pietra fu posta nel 1931 e la consacrazione avvenne nel 1938. La struttura fonde lo stile neogotico a quello neoromanico ed è il frutto della mescolanza dello stile lombardo con il bizantino e il mozarabico, ben riconoscibile una volta varcato il portale d'ingresso. Si viene investiti da un tripudio di colori e decorazioni, risultato della tecnica policroma dei mosaici, delle vetrate e degli affreschi, alternata ai decori e ai bassorilievi. E' impossibile staccare gli occhi dalle colonnine del ballatoio, dagli archi e le volte, dalle quattro colonne che scandiscono la navata principale ricoperte anch'esse di mosaici, dall'abside principale ai lati del quale sono conservate le urne delle due fondatrici. Bartolomea Capitanio e Caterina Gerosa: due donne di età diversa e provenienti da classi sociali agli antipodi, eppure unite dalla medesima vocazione di aiutare il prossimo. Si misero al servizio dei poveri, iniziando da quelli del proprio paese, Lovere, e nel 1832 fondarono la Congregazione delle suore di Carità. Per questo motivo molti decenni dopo vennero proclamate sante. E' possibile ripercorrerne le vite seguendo il Cammino delle Sante che ripercorre nel borgo quegli stessi vicoli già esistenti tra il 1700 e il 1800, anni in cui vissero Bartolomea e Caterina.
Ci spostiamo in auto verso sud ammirando con reverenza e timore lo spettacolo naturale dell'Orrido di Castro, un agglomerato di rocce protese sull'acqua in cui si insinua il serpentello asfaltato della strada statale SS469. Essendo stretta, tortuosa e trafficata, bisogna procedere lentamente prestando molta attenzione a macchine e moto provenienti in senso contrario, e ai numerosi pedoni e ciclisti ai margini della carreggiata.
Poco dopo il litorale si allarga abbastanza da ospitare l'incantevole villaggio di Riva di Solto con il suo lungolago adornato da palme, alberi e lampioncini. Ma la vera 'chicca' del luogo si trova appena fuori dal centro abitato ed è godibile a piedi. E' possibile lasciare l'auto in uno degli ampi parcheggi presenti alle due estremità del paese, quindi bisogna seguire la pista ciclo-pedonale in direzione di Lovere. A un tratto ci si ritrova a camminare sulla vecchia strada costruita nel 1910, ora sostituita dal tunnel di recente realizzazione, e superata una galleria scavata nella roccia ecco comparire magicamente una baia dalle acque color verde cristallo: è l'Anfiteatro naturale del Bogn, dove lastroni di roccia verticale a picco sul lago spuntano tra il verde degli alberi. E' un angolo selvaggio ai margini della civiltà e sul Sebino di questi ambienti in cui 'la padrona è la natura' ne rimangono ancora molti.
Volendo si può compiere un percorso ad anello di 2 ore e 300 metri di dislivello, a mio parere non adatto ai bambini in quanto piuttosto impegnativo per via delle pendenze che conducono fino all'apice della baia del Bogn e soprattutto pericoloso per il fatto di dover percorrere a piedi un segmento della sopra citata SS469. Se viaggiate in famiglia meglio scegliere altri percorsi come l'Antica via valeriana o Monte Isola.
Le perle dell'Iseo non sono ancora finite e la prossima sorge al vertice meridionale del lago, nel paese di Paratico, e precisamente nel punto in cui il fiume Oglio abbandona lo specchio lacustre. Qui sorge l'ecosistema acquatico Bosco Taxodi, una piccola riserva a ingresso gratuito visitabile grazie alle passerelle in legno rialzate che ne percorrono l'intero perimetro.
Il luogo è unico e certi scorci mi ricordano, seppure con le ovvie differenze, il Parco di Plitvice in Croazia. I grandi alberi di Tassodio affondano le radici sotto la superficie dell'acqua dando origine a un atmosfera da 'bosco incantato' dove i riflessi di tronchi, rami, foglie, cielo e nuvole creano il prosieguo del mondo terrestre.
In questo mare verde durante la primavera spicca il giallo intenso del giaggiolo acquatico, mentre anatre, svassi e altre specie simili zigzagano fra i tronchi caduti e i rami bassi. I pneumatofori di Taxodium spuntano dalla superficie dell'acqua e rappresentano un'altra particolarità della riserva. In condizioni di sommersione la pianta sviluppa delle radici che salgono verso l'alto, fungendo da boccaglio e garantendo così la respirazione delle sezioni rimaste sommerse.
Accanto all'uscita/ingresso del bosco troviamo un'ultima curiosità, la perola, ovvero una costruzione antica con all'interno una pentola usata per bollire e tingere le reti da pesca allo scopo di distinguerle e irrobustirne le maglie.
Il detto 'Sin che si vive, s'impara sempre', ben si addice all'esperienza di visita nella riserva.
Risaliamo il Sebino in direzione della Valle Camonica e una volta giunti a Marone imbocchiamo la strada provinciale in salita SP32 che si addentra nella vallata, arrivando al parcheggio a pagamento accanto alla chiesa di San Giorgio. Ad accoglierci un chiosco, un parco giochi e una chiesetta candida risalente al 1400, dalla sagoma austera e gli interni bui addolciti da alcune pitture del medesimo periodo. Tutt'intorno boschi, prati, montagne e un verde brillante alimentato dalle continue piogge. Ma non siamo venuti qui 'solo' per questo, bensì per scoprire la Riserva Regionale delle Piramidi di Zone.
In dieci minuti a piedi si giunge al cartello d'ingresso dell'area a cui si dovrebbe accedere previo acquisto di un biglietto del costo di 2 euro a persona, escluso residenti e bambini al di sotto dei sei anni, disponibili al bar da Fabietto (accanto all'area di sosta citata prima) e al bar gelateria Le Piramidi, pena il pagamento di una multa. La modalità ci pare assurda dato che vi sono diverse entrate tutte non monitorate e quindi il munirsi del ticket si riconduce alla coscienza delle persone.
Opinione personale a parte, in pochi passi si ammira l'anfiteatro naturale dentro il quale si innalzano i camini delle fate, il prodotto di un fenomeno erosivo creatosi pian piano in depositi con mescolanza di ghiaia e argilla, naturalmente coesi fra loro, e grandi massi. L'erosione dovuto alla forza dell'acqua su tali accumuli morenici ha portato alla formazione di vere e proprie piramidi sulla cui cima si adagia una delle grosse rocce presenti fin dall'inizio nell'agglomerato.
Si plasmano così queste curiose conformazioni, le ultime perle del nostro viaggio sul lago d'Iseo.
Scatto ravvicinato sulle Piramidi di Zone |
Grazie a tutti coloro che hanno visitato il blog e condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.
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